L'Italia blocca le trivelle per salvare Venezia: Crozia e Slovenia azzannano i pozzi di gas

Trivelle nell'Adriatico
PORDENONE - In altri tempi, eravamo un esempio. Di sostenibilità, si diceva. E di protezione dell'ambiente. Oggi quella stessa decisione sembra un regalo,...

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PORDENONE - In altri tempi, eravamo un esempio. Di sostenibilità, si diceva. E di protezione dell'ambiente. Oggi quella stessa decisione sembra un regalo, impacchettato per i nostri vicini di mare. In un caso anche molto vicini.


Sì, perché mentre l'Italia (e in questo caso l'estremo Nordest del Paese) si è di fatto incatenata da sola imponendosi il divieto di trivellare il fondale dell'Alto Adriatico, ora Slovenia e Croazia vanno a caccia di risorse energetiche proprio in quello spicchio di mare. Perché loro - sembra uno scherzo ma è così - possono farlo, pur trattandosi della stessa zona che per noi è interdetta a causa del rischio che le trivellazioni influiscano sul processo di subsidenza della laguna di Venezia.

CONCORRENZA
La Croazia aveva già messo la freccia nell'isola di Krk (Veglia), installando e autorizzando un rigassificatore del tutto simile a quelli che il Friuli - ad esempio - ha sempre rifiutato. E adesso fa il bis. Il governo di Zagabria, infatti, può agire nel bacino dell'Alto Adriatico senza sottostare agli stessi vincoli a cui è soggetta l'Italia. Tradotto, può fare indagini e scavare. Utilizzando le risorse una volta andato a buon fine il tentativo. E alla stessa possibilità oggi si sta avvicinando anche la Slovenia, che confina con la nostra regione e che con la nostra regione condivide un lembo del golfo di Trieste.

L'UFFICIALITÀ
I croati però sono quelli che si muovono più in fretta. E anche con passi ufficiali che riguarderanno il mare a due passi dal nostro.
La compagna petrolifera e del gas Ina (ragione sociale in Croazia), infatti, all'inizio di giugno ha annunciato un investimento di circa 270 milioni di euro destinato unicamente alle trivellazioni nell'Alto Adriatico e all'installazione di piattaforme per l'estrazione di risorse energetiche. E nel comunicato ha aggiunto: «Per migliorare la sicurezza energetica del Paese». E garantirne anche l'autonomia, va necessariamente aggiunto.
E Zagabria ha anche un progetto concreto, con tanto di numeri da raggiungere con scadenza fissata al 2024, quando il governo croato vuole incrementare le forniture di gas autoprodotto per sfiorare l'indipendenza energetica. Nel dettaglio, si parla apertamente di un aumento del 20 per cento della produzione interna di gas naturale. Da ottenere proprio grazie agli impianti di trivellazione (nuovi) da realizzare in Alto Adriatico, dove l'Italia non può assolutamente muoversi a causa dei divieti.

I NUMERI


Nella porzione più settentrionale del Mar Adriatico c'è gas naturale. E non ce n'è nemmeno poco. La stima parla addirittura di 40 miliardi di metri cubi a disposizione. Un malloppo su cui ora si sono gettate senza indugi né briglie sia la Croazia che la Slovenia. I giacimenti si trovano proprio a casa nostra, cioè nello specchio di mare che corrisponde al largo della costa veneziana e via via più a Nord. Ma è una possibilità che in tempi brevi l'Italia non potrà mai sfruttare.
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Il Gazzettino