Acque potabili, studio Ca' Foscari-Acque Veronesi sui carboni attivi

Acque potabili, studio Ca' Foscari-Acque Veronesi sui carboni attivi
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«Accrescere le conoscenze ed effettuare ricerche mirate ai  problemi del territorio». Il presidente Roberto Mantovanelli fotografa così la collaborazione in atto tra Acque Veronesi e l’Università Cà Foscari di Venezia, che ha portato ad un nuovo programma di studio sull’efficacia dei carboni attivi nella potabilizzazione delle acque.

«Acque Veronesi è connessa con il mondo accademico su più fronti - spiega Mantovanelli - con Venezia abbiamo alcune collaborazioni, una in particolare mirata all’abbattimento degli inquinanti che maggiormente troviamo nelle acque del nostro territorio. In questo senso i carboni attivi sono una delle risorse più importanti, come dimostrato nell’abbattimento dei Pfas. Dopo quanto già realizzato con più dipartimenti negli anni scorsi, tra i prossimi obiettivi abbiamo la finalizzazione degli incontri già avviati con l’Università di Verona per la sigla di un accordo quadro. Infine, proprio di recente, uno degli appuntamenti del tavolo tecnico coordinato da Ato per il nuovo programma strategico di intervento per l’adeguamento delle reti fognarie ha interessato l’Università di Pavia».
Condotto dal Dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi  veneziano, lo studio è finalizzato su fitofarmaci e trieline. Il lavoro ha permesso di individuare, attraverso una serie di test, quale tipologia di carbone attivo avesse le migliori performance di adsorbimento (la proprietà della superficie di una sostanza solida di fissare molecole di un gas o di un liquido con cui è a contatto, dovuta ad attrazioni molecolari – adsorbimento fisico -  o talvolta anche a forze di valenza – adsorbimento chimico). Lo studio proseguirà anche nel 2021, con l’obiettivo di aumentare i dati disponibili e aggiungere test specifici.

ALTRA RICERCA "AMBIENTALE"

 Sono le onde sonore captate dall'ecoscandaglio a consentire a Venezia lo studio delle migrazioni delle specie marine tra la laguna e l'Adriatico, in entrata e in uscita. Questo perché le bocche di porto non sono più semplici corridoi tra mare e laguna, ma veri e propri habitat scelti da pesci e organismi marini che ne amano le caratteristiche, nonostante la cementificazione. Ora non solo è possibile 'vederè il passaggio di banchi di pesci, ma addirittura riconoscere specie di piccolissime dimensioni.È l'esito di una campagna di studi effettuata dall'Università Cà Foscari di Venezia grazie al progetto Exchange, appena concluso, finanziato dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP 2014-2020). «Ogni organismo ha una sua 'improntà, che l'ecoscandaglio di precisione registra e che noi impariamo a riconoscere - spiega Fabio Pranovi, professore di Ecologia marina al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di Cà Foscari - Grazie a questa tecnica di acustica attiva, per la prima volta usata in laguna di Venezia, abbiamo potuto valutare i flussi di organismi attraverso le bocche di porto, anche in relazione a diverse condizioni ambientali, ovvero stagione, fase del giorno, marea. Il progetto ha permesso una prima quantificazione degli scambi di organismi marini attraverso la bocca di porto del Lido e di evidenziare la relazione tra flussi e condizioni di marea». Le campagne di monitoraggio hanno messo in luce come le tecnologie di rilievo acustico, grazie alla loro rapidità, possano essere impiegate come strumento di 'early warning', cioè di allerta preventiva. Emblematico il caso della noce di mare (Mnemiopsis leidyi) un celenterato invasivo la cui popolazione dal 2016 ha un'esplosione della popolazione. Questo organismo dall'aspetto gelatinoso, erroneamente scambiato per medusa, si nutre di larve e uova ed è responsabile del crollo della pesca delle sardine. (AN
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Il Gazzettino