Vaccinazioni, Poste sotto accusa: un anziano su 4 non ha ricevuto la lettera, l'Ulss convoca i dirigenti

DUBBI SUL SERVIZIO Ci sono stati Comuni come Castelguglielmo dove nessun anziano ha ricevuto la lettera
ROVIGO - Fra il dire e il vaccinare, c’è di mezzo il recapitare. Nella prima settimana di vaccinazione della popolazione, che ha preso il via lunedì dagli...

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ROVIGO - Fra il dire e il vaccinare, c’è di mezzo il recapitare. Nella prima settimana di vaccinazione della popolazione, che ha preso il via lunedì dagli ottantenni, la risposta è stata tiepida e oltre un quarto dei chiamati non si è presentato. «Purtroppo - ammette il direttore generale dell’Ulss Polesana Antonio Compostella - abbiamo riscontrato un’adesione inferiore alle attese: nei primi quattro giorni è stata intorno al 75%. Ci sono vari motivi, uno è anche una certa inefficienza nella consegna delle lettere di convocazione. Senza voler gettare alcuna croce addosso a nessuno, abbiamo convocato i rappresentanti di Postel e di Poste per la prossima settimana per capire come si può rapidamente migliorare questa situazione».


RECAPITI MANDATI
Su questo scende in campo anche la Anp Cia, l’Associazione dei pensionati della Confederazione italiana agricoltori: «Una situazione a dir poco confusa. Fra le tante criticità, l’Ulss 5 ha comunicato che in molti paesi non sono nemmeno arrivate le lettere di convocazione. Il cronoprogramma del piano regionale è quanto meno nebuloso, perfino il sito della Regione, alla voce “Emergenza coronavirus”, non presenta informazioni aggiornate. Stiamo ricevendo decine di segnalazioni di anziani preoccupati e disorientati. Vogliono sapere quando verranno vaccinati. Nessuno, nemmeno i medici di base, sa cosa rispondere, si rischia il caos più totale».
LE POSTE
Poste Italiane fa presente che «la tipologia di invii spediti dalle aziende sanitarie è tenuta costantemente sotto controllo. I portalettere sono stati allertati e sono impegnati affinché provvedano immediatamente al recapito delle convocazioni e attualmente nei centri di distribuzione della provincia di Rovigo non risultano giacenze. Per questa tipologia di convocazioni si stanno riscontrando molti casi di invii per i quali è impossibile effettuare il recapito a causa di indirizzi errati o incongruenti». Compostella spiega che «l’incertezza su quando arrivano i vaccini e su quanti ne arrivano è una spada di Damocle che pende su tutta l’organizzazione e non permette di fare programmazione a lunga distanza: se avessimo la certezza delle forniture potremmo programmare sedute da qui a due mesi, e anche le lettere di convocazione avrebbero maggiori certezze di essere recapitate, invece ci dobbiamo tarare sugli otto-dieci giorni perché non sappiamo se saremo in grado di garantire vaccini. Sia intervistando le persone, sia parlando con i sindaci è emerso che in molti non hanno avuto la convocazione. A Castelguglielmo, per esempio, quasi nessuno ha ricevuto la lettera. Un’inefficienza che cercheremo di superare anche telefonando. Tuttavia nella bassa adesione c’è anche una quota di timori e confusione: è bene ribadire che il vaccino è la miglior forma di difesa che abbiamo per prevenire il contagio e tutte le sue conseguenze. Ed è sicuro. Noi fino a ora abbiamo somministrato circa 16.500 dosi, a giovedì 8.821 prime dosi e 7.255 seconde dosi, e abbiano avuto una novantina di segnalazioni. Nell’80% dei casi reazioni alla seconda dose, ma tutte modeste e di breve durata, un giorno un giorno e mezzo, come affaticamento, febbre, cefalea, dolori articolari, diarrea, dolenzia nel punto di iniezione. Ma nessun evento avverso serio o grave».
SI PARTE NEI NUOVI CENTRI
Intanto, dalla prossima settimana, ci sarà qualche novità: «Attiveremo, a rotazione, anche i centri di Castelmassa-Lendinara e Porto Viro-Porto Tolle, in alternativa a quelli di Rovigo, Trecenta e Adria, per rendere meno disagevole gli spostamenti delle persone, mentre il personale si sposterà su questi altri centri: era logisticamente impossibile aprire un centro in ogni comune».
PERSONALE SCOLASTICO

Ed è in partenza anche la vaccinazione di insegnanti e personale Ata delle scuole polesane, circa 3.500 persone: «È particolarmente importante perché interessa chi è a contatto con tanti ragazzi. Mercoledì c’è stato un incontro con il dirigente scolastico per definire le linee generali, vediamo se riusciamo a partire già nella prima settimana di marzo o al massimo dall’8 marzo. Si tratta di definire alcuni aspetti informatici e i tempi per l’arruolamento delle perone che devono vaccinarsi. Lavoreremo per istituti e l’idea è di partire da asili nido e scuole materne».
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Il Gazzettino