​Poste, 80 anni di ricordi nel palazzo dell'ex castello e delle carceri

Poste, 80 anni di ricordi nel palazzo dell'ex castello e delle carceri
BELLUNO - Un borsone di cuoio porta la scritta Regie Poste. Accanto sono sistemati un apparato Morse, un mini ufficio di posta militare, un paio di sci di legno. Oggetti che...

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BELLUNO - Un borsone di cuoio porta la scritta Regie Poste. Accanto sono sistemati un apparato Morse, un mini ufficio di posta militare, un paio di sci di legno. Oggetti che attraversano la storia delle comunicazioni a Belluno. E fanno da corona a un anniversario, quello degli 80 anni dall'inaugurazione del palazzo realizzato su progetto dell'architetto Alberto Alpago Novello sopra un'area di 1800 metri quadrati di superficie. Proprio là dove, prima del 1936, c'era l'antico castello (che dà ancora il nome alla piazza) e, nel XIX secolo, le carceri cittadine.

 

Ieri a fare gli onori di casa, e a dare il via allo speciale annullo filatelico, è stato il direttore della filiale, Erasmo Scatigna: «Un edificio splendido caratterizzato da un'austera facciata esterna». Suoi i ringraziamenti di rito. Poi la parola ai nipoti del progettista, Alberto e Claudia Alpago Novello, entrambi architetti. «Sono in veste istituzionale ha precisato l'assessore alla cultura Claudia Alpago ma non dimentico il nonno». Che, nato a Feltre nel 1884, fu ufficiale del genio nella prima guerra mondiale. Le parole di Alberto hanno messo in fila i particolari dell'edificio: 23 mila metri cubi, 230 mila ore di lavoro, più di 2 milioni di lire il costo finale. «Il nonno volle pietra locale, come quella di Castellavazzo che dà un senso di solennità». La curiosità consiste nel fatto che all'architetto venne dato l'incarico di occuparsi pure dell'arredamento e di tutte le suppellettili: dai lampadari ai tavolini fino ai calamai. L'edificio, di chiaro stampo fascista, aveva solide fondazioni: «Undici metri, tanto che, già all'epoca, resistette a un forte terremoto». Alberto Alpago Novello senior era un appassionato di orologi e meridiane: «A farne testo i quattro orologi da lui installati, una vera novità nel 1936», precisa il nipote.

Non va dimenticato, a livello di alta tecnologia, il sistema che vigeva nel palazzo delle Poste di Belluno e che è stato rispolverato ieri da Mauro De Palma, storico di Poste Italiane: «Esistevano dei bossoli dove venivano inseriti i telegrammi che erano sparati dal piano terra al primo piano dove c'era chi immediatamente li batteva e, quindi, inviava». Un edificio bello, dunque, e pure tecnologico. Infine De Palma ha precisato come l'Ufficio postale avesse un ruolo sociale: «Centro della comunità, centro degli affari e, pure, degli affetti». Centro della comunità? Un ruolo sociale che chi vive nei paesi della provincia vorrebbe fosse mantenuto. Come cifra e cura di Poste italiane. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino