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PORTO VIRO - Anche quest’anno, l’Istituto nazionale di Oceanografica e di Geofisica sperimentale provvederà all’accurato monitoraggio ambientale del tratto di mare circostante la piattaforma del terminale di rigassificazione di Porto Viro, compreso nel Compartimento marittimo di Chioggia. La Capitaneria ha reso noto che le verifiche scientifiche avranno inizio nella giornata odierna e si protrarranno sino al 12 agosto. Gli scienziati rileveranno i parametri fisico-chimici lungo la colonna d’acqua, prelevando campioni sul fondo e in superficie. Provvederanno, inoltre, alla raccolta di zooplancton e ittioplancton (uova e larve di pesci).
QUATTRO STAZIONI
Per l’occasione, saranno anche monitorate le acque presso quattro stazioni ricadenti al di fuori dell’area di sicurezza del rigassificatore, lungo il percorso della condotta di collegamento (pipeline) alla terraferma ove sorge la centrale che immette il metano nella rete nazionale. I nuovi dati potrebbero contribuire a far emergere il reale impatto ecologico degli impianti presenti sull’isola artificiale (lunga 188 metri; larga 88) cui approdano le navi gasiere.
DATI SCIENTIFICI
I dati scientifici sono attesi dai pescatori che da lungo tempo si domandano se l’attività dell’impianto tenda a peggiorare la qualità delle acque, danneggiando la fauna oppure se l’impatto termico delle lavorazioni risulti nullo oppure irrisorio. Nel merito, in banchina, circolano voci discordanti. I pescatori si domandano infatti se l’ampia zona di sicurezza circostante la piattaforma (un miglio e mezzo di raggio), interdetta alla navigazione, possa essere considerata un’autentica area di ripopolamento per le specie ittiche oppure se le attività del rigassificatore tendano a peggiorare la qualità delle acque, danneggiando la fauna. Quest’ipotesi era stata oggetto di un’interrogazione parlamentare inoltrata nel 2012 dall’allora deputata radicale Elisabetta Zamparutti. Segnalava che, nel corso di quell’anno, una coltre vischiosa aveva raggiunto la battigia delle acque polesane e veneziane.
L’INTERROGAZIONE
Il testo dell’interrogazione, che aveva sollevato un certo allarme, citava una perizia disposta dalla Procura. A quanto pare, potrebbe essersi trattato solamente della ben nota mucillagine che di tanto in tanto compare in Alto Adriatico. Sussistono, però, alcuni dubbi. Il fenomeno è solitamente causato dall’aggregazione spontanea di sostanze di natura organica (principalmente mucopolisaccaridi) prodotti da alghe unicellulari e altri microrganismi; fa parte del normale ciclo del Carbonio nel mare. Talvolta, però, potrebbe anche essere sostenuto da fattori esterni, come le variazioni di temperatura dell’acqua. Nel caso specifico, quelle conseguenti alla rigassificazione del metano liquido. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino