A4, il "tratto maledetto" sarà finito un anno prima: «Terza corsia per Portogruaro nel 2026»

A4, il "tratto maledetto" sarà finito un anno prima: «Terza corsia per Portogruaro a fine 2026»
PORDENONE - Il futuro arriverà con un anno di anticipo. Il tratto dell’autostrada A4 tra San Donà di Piave a Portogruaro, chiamato più volte...

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PORDENONE - Il futuro arriverà con un anno di anticipo. Il tratto dell’autostrada A4 tra San Donà di Piave a Portogruaro, chiamato più volte “maledetto” per la lunga scia di morti e incidenti che si è portato dietro in tutti questi anni, potrà essere completato 12 mesi prima rispetto alla scadenza comunicata in un primo momento. In sostanza, non a fine 2027 ma a fine 2026. Una differenza enorme, per un’opera con quel grado di complessità. A ufficializzare la possibilità dell’accelerazione è stato il presidente di Autovie, Maurizio Paniz. Il tutto nelle ultime ore da numero uno della società, che tra poche ore lascerà spazio alla newco Alto Adriatico.

LA CORSA

Paniz ieri era a Pordenone, per l’inaugurazione di una piccola ma travagliata bretella “figlia” dell’autostrada A28. Un’opera che vedeva Autovie come soggetto titolare dell’appalto. Dopo le frasi e i ringraziamenti di rito, l’annuncio che per centinaia di migliaia di automobilisti e autotrasportatori profuma di liberazione: «Il contratto originario per la realizzazione della terza corsia lungo i 24 chilometri che separano San Donà di Piave da Portogruaro - ha spiegato Paniz - prevedeva la partenza dei lavori nel 2024 e la loro conclusione tre anni più tardi, cioè nel 2027».
La prima data resta salda, è la seconda che cambia. «Se tutto andrà bene - ha confermato infatti Paniz - riusciremo a chiudere tutte le opere dodici mesi prima, quindi in netto anticipo. Parliamo sia dell’esecuzione che del completamento dell’infrastruttura al 100 per cento».

LA CHIAVE

Perché Alto Adriatico dovrebbe riuscire a chiudere un cantiere immenso come quello di una terza corsia autostradale addirittura con un anno di anticipo rispetto alla tabella di marcia originaria? Il “segreto”, che non è poi tanto oscuro, sta tutto in un’azione economica di cui si sono fatti carico i presidenti di Veneto e Friuli Venezia Giulia. «Grazie agli stanziamenti garantiti da Luca Zaia e Massimiliano Fedriga (quest’ultimo è anche commissario per la terza corsia, ndr) - ha spiegato sempre Maurizio Paniz - siamo riusciti ad anticipare operazioni cruciali, come ad esempio le procedure di esproprio dei terreni necessari all’ampliamento dell’autostrada. Ora questi espropri sono praticamente terminati. Nel frattempo, sempre grazie al gioco di squadra e all’impegno in anticipo delle due Regioni, abbiamo potuto far partire - con successo - la gara per la realizzazione dei dieci cavalcavia necessari alla terza corsia».
Dieci imprese infrastrutturali una più complessa dell’altra. 

IL PERCORSO

Il decreto di aggiudicazione dei lavori per i dieci cavalcavia tra Portogruaro e San Donà di Piave è stato firmato a febbraio. Ora tocca alla newco Alto Adriatico completare l’ultimo tassello di un’opera chiave non solo per il Nordest, ma per l’Italia intera e per il suo sistema economico e infrastrutturale. Che la porta verso l’Est Europa possa diventare tutta a tre corsie entro due anni e mezzo invece che entro tre anni e mezzo è un dato chiave. «Ad eccezione della Bretella di Pordenone - ha illustrato ancora Paniz - durante questi ultimi tre anni abbiamo chiuso tutte le opere che avevamo in cantiere in anticipo».


Intanto manca poco all’apertura al traffico dei primi cinque chilometri – dei nove complessivi – di terza corsia della A4 tra Alvisopoli e Portogruaro. Nei giorni scorsi le maestranze delle ditte appaltatrici del primo sublotto del secondo lotto hanno iniziato a stendere l’asfalto drenante da poco dopo il sottopasso ferroviario ad Alvisopoli lungo la carreggiata in direzione Trieste. I restanti quattro chilometri della Alvisopoli – Portogruaro (dal sottopasso ferroviario al nodo di Portogruaro) verranno completati in autunno. È il tratto più complicato perché i manufatti, in questo caso, sono stati costruiti a una quota d’asse maggiore (anche di due metri) di quella attuale per assicurare i franchi idraulici o stradali sui corsi d’acqua e le strade scavalcate, come previsto dalle attuali normative. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino