PORTO VIRO - Una relazione iniziata di nascosto e vissuta fra passione, ripensamenti e bugie, tradimenti, falsi annunci di gravidanza e di aborto, appostamenti, minacce di gesti...
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L'unico uomo di tutta la vicenda, un 56enne imprenditore edile di Porto Viro, in aula assente come l'imputata, la donna che si era innamorata di un uomo sposato. Una fine alla quale lei non sembra essersi voluta rassegnare, con comportamenti che il giudice ha poi ritenuto configurare il reato di atti persecutori. Stalking. La pena è stata perfino alla richiesta dell'accusa: 1 anno e 2 mesi mentre il pm aveva chiesto 1 anno, oltre al pagamento di un risarcimento di 6mila euro all'uomo, con la sospensione condizionale della pena condizionata al versamento della somma entro 120 giorni.
LA RELAZIONEL'inizio della fine della storia fra l'imprenditore e la donna risale al luglio 2015. È in quel periodo, infatti, che l'uomo avrebbe comunicato all'amante la sua intenzione di troncare il rapporto. È qui che le versioni di accusa e difesa iniziano a divenire divergenti.
Secondo quanto riportato nella denuncia sporta dall'uomo e confluito nel capo d'imputazione, lei, non accettando la fine della relazione, lo avrebbe molestato al punto da generargli un grave stato d'ansia, come certificato dal medico curante nell'ottobre di quell'anno, «costringendolo ad alterare le proprie abitudini di vita, evitando. Per timore di incontrarla, di frequentare i bar o i luoghi dove era solito ritrovarsi con amici e colleghi, evitando di rispondere alle telefonate ricevute da numero anonimo, perdendo in questo modo anche diverse offerte di lavoro, ed essendo costretto a farsi accompagnare al lavoro o in altri luoghi dalla moglie o da altri conoscenti per evitare di essere seguito o pedinato».
PERSECUZIONECome sottolineato dall'avvocato Tessarin, se anche il 56enne «può aver sbagliato a intraprendere una relazione extraconiugale, questo non giustifica la condotta persecutoria», con appostamenti e fiumi di telefonate, fino a 600 nell'arco di un mese, prospettando per ben tre volte di essere rimasta incinta, dicendosi pronta a togliersi la vita avvelenandosi, a controdenunciarlo, nonché a raccontare tutto alla moglie. Cosa che, a un certo punto, ha fatto telefonandole e perfino presentandosi alla porta di casa. «Lo stato d'ansia? Solo il rimorso del traditore - ha invece sostenuto l'avvocato Zambelli - un opportunista e irresponsabile, che ha ammesso di voler interrompere la relazione perché pentito, ma che ha continuato a vederla e ad avere rapporti sessuali anche dopo e che al messaggio in cui lei comunicava di essere incinta e gli inviava la foto del test, la invitava ad interrompere la gravidanza promettendole che non l'avrebbe lasciata».
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino