Porto, il Governo sotto accusa per la mancanza di decisioni

VENEZIA Le accuse al Governo a proposito del porto per la mancanza di decisioni
«Questo studio finalmente dimostra senza ombra di dubbio che il porto è messo i discussione non dalla crisi economica ma dalle mancate scelte di questo Governo e dei...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Questo studio finalmente dimostra senza ombra di dubbio che il porto è messo i discussione non dalla crisi economica ma dalle mancate scelte di questo Governo e dei precedenti, e dalle ideologie pseudo ambientaliste» ha detto Simone Venturini, assessore allo Sviluppo economico del Comune di Venezia. E l’assessore regionale alle Infrastrutture e ai Trasporti Elisa De Berti ha condiviso ogni parola.


Il Governo, dal canto suo, ha ribattuto che entro febbraio verrà convocato il Comitatone per decidere le prime navi da crociera cui sarà vietato il passaggio per il bacino di San Marco, e verrà approvato il Protocollo fanghi che permetterà di ricominciare a scavare i canali portuali. Lo ha detto il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta («per conto del Governo e come veneziano»).

Ieri mattina alla presentazione del primo studio sull’”Impatto economico e sociale del sistema portuale veneto” Baretta buttava acqua sul fuoco mentre Comune e Regione versavano benzina. Fuori della Venezia Heritage Tower, in Corso Giovanni Sottana nel cuore dell’isola portuale a Marghera, c’erano i lavoratori delle banchine e delle imprese che vi operano per ricordare che loro non ci stanno ad essere trattati come carne da macello. Macello sociale s’intende. La Torre, tra l’altro, è il simbolo di un altra morte, quella delle grandi fabbriche che, con l’inquinamento (e questo è il dato positivo), si è portata via migliaia di posti di lavoro: è infatti l’unica torre di raffreddamento delle acque degli impianti rimasta in piedi, anzi restaurata e tornata a nuova vita, trasformata dall’imprenditore Gianni Sottana e dal figlio Christian in un centro per convegni ed esposizioni.
«I dati dimostrano che questo porto è fondamentale per Venezia e per buona parte della pianura Padana, ma a certi parlamentari, che oggi non sono presenti, bisogna spiegare che se le navi non arrivano il porto muore, e che le principali scelte per sbloccarne l’operatività sono ferme da anni a Roma, e continuano ad essere rinviate» ha detto Venturini che, poi, al mondo ambientalista ha rimarcato una forte contraddizione: «Solo loro riescono contemporaneamente a pretendere che le navi vengano buttate fuori dalla laguna, e a lamentarsi della monocultura turistica». 

Ai parlamentari veneziani che propongono una nuova stagione di riflessione sul futuro del porto e della città risponde che «va bene, siamo d’accordo, ma non si discute sul futuro senza un presente, le navi devono poter entrare al porto domani non nel futuro». L’assessore De Berti ha ribadito che il porto di Venezia «è un tassello fondamentale dell’economia veneta e nazionale» e che «il protocollo fanghi non serve a scavare nuovi canali ma a fare le manutenzioni per garantire sicurezza e accessibilità a Marghera e a Venezia, allo stesso modo delle manutenzioni che si devono fare alle autostrade». Anche l’assessore regionale se l’è presa con gli amministratori che a Roma «devono avere il coraggio e la capacità di decidere, sapendo che comunque non si riuscirà ad accontentare tutti, basta che usino il buonsenso. Non può essere che la politica dia l’input ai tecnici e poi utilizzi le loro risposte come scusa per non decidere».


Venezia è porto ma anche Biennale, turismo, industria, ambiente, e bisogna saper mettere insieme tutto, nella sua enorme complessità. Questo in sostanza ha risposto Baretta evitando le polemiche, anzi sostenendo che «la sfida è troppo grande per buttarla in politica. Tutti siamo pressati dalla contraddizione tra un porto fortissimo e un ambiente fragilissimo, e fingere che non ci sia è deleterio: perciò gli imprenditori devono sapere che non si può fare tutto, e gli ambientalisti devono sapere che non si può bloccare tutto». In definitiva mantenere a Venezia il primato di home port per le crociere e scavare i canali di Marghera sono decisioni che «hanno bisogno se non dell’unanimità, almeno di una forte maggioranza. Non dobbiamo avere dubbi, e noi Governo non ne abbiamo, la strada è segnata». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino