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PORTO TOLLE - Gli esperti hanno detto che non è possibile escludere conseguenze per il Polesine dalle estrazioni di gas al largo della costa del Delta, ma nonostante questo il Governo va avanti e, dopo la legge, è in arrivo un decreto per consentire le trivellazioni. Si tratta del decreto-legge con le “Disposizioni urgenti per la sicurezza energetica del paese, la promozione del ricorso alle fonti rinnovabili, il sostegno alle imprese a forte consumo di energia, nonché per il funzionamento del mercato al dettaglio dell’energia elettrica”, che doveva essere sul tavolo già nel Consiglio dei ministri lo 23 ottobre, ma che è slittato alla prossima seduta, probabilmente già questa settimana.
DECRETO PRONTO
Nella bozza del testo, si legge che «è consentita la coltivazione di gas naturale sulla base di concessioni esistenti ovvero di nuove concessioni rilasciate ai sensi del comma 6, nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri a sud e che dista almeno 9 miglia dalle linee di costa». Il 45esimo parallelo è quello che attraversa, nel Delta, i territori di Corbola, Taglio di Po, Porto Viro e Porto Tolle. La formula “il 45° parallelo e il parallelo distante da quest’ultimo 40 chilometri” è un modo per non dire “davanti al Delta del Po”.
IL PARADOSSO
Una situazione paradossale. Eppure è quello che sta accadendo. Fra l’altro, a luglio, i deputati Angelo Bonelli e Luana Zanella dell’Alleanza Verdi e Sinistra, hanno presentato un’interpellanza chiedendo al ministro per l’Ambiente se fosse in grado di confermare «che non saranno autorizzate trivellazioni davanti al Delta del Po, in che data e con quale atto sia stato istituito il tavolo di confronto tecnico inerente alla problematica delle estrazioni, quali siano i tecnici e gli esperti “super partes” nominati e se non ritenga di dover rendere pubbliche le risultanze e i verbali delle riunioni svolte fin qui». Il sottosegretario Claudio Barbaro, ha poi risposto in aula, spiegando che si erano tenuti due incontri, il 13 febbraio e l’11 aprile, con rappresentanti delle Regioni Veneto ed Emilia-Romagna, di Ispra e del Mase e che era stato individuato un gruppo di lavoro formato da esponenti delle Università di Padova, Venezia, dello Iuav e del Cnr, «per un’analisi approfondita, nonché per accertare, con comprovata evidenza scientifica, che gli interventi proposti non generino effetti negativi sulle coste, rischi ambientali per l’ecosistema e danni socioeconomici alle attività presenti nel territorio del Delta polesano». Tuttavia, ha anche confermato che il Governo andava avanti.
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