Porto Marghera, via alle bonifiche: «Sarà un modello di recupero»

Porto Marghera, via alle bonifiche: «Sarà un modello di recupero»
MARGHERA - Per il nuovo ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ieri ha presieduto ad una Conferenza dei servizi sui progetti di riqualificazione ambientale, la...

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MARGHERA - Per il nuovo ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che ieri ha presieduto ad una Conferenza dei servizi sui progetti di riqualificazione ambientale, la bonifica di Porto Marghera è un modello di risanamento e riconversione produttiva di un’area fortemente inquinata. Porto Marghera, dunque, fa da nave scuola per gli altri territori compromessi da decenni di produzioni industriali condotte pensando al profitto e ai posti di lavoro per migliaia di operai dopo il buco nero della Seconda Guerra Mondiale, e quasi nulla alla tutela delle risorse ambientali.




E in questo processo di risanamento e riconversione tra i protagonisti c’è l’Eni, proprio quel gruppo energetico che a partire dagli anni Ottanta ha ereditato nei vari petrolchimici italiani molte industrie inquinanti, e i cui vertici al tramonto del ventesimo secolo avevano deciso di abbandonare la chimica. Da tempo l’amministratore delegato Paolo Scaroni ha cambiato questa decisione e negli ultimi anni ha imposto, oltre al risanamento, la riconversione e la sta portando avanti, nonostante la crisi delle produzioni chimiche e di carburanti in Europa stia falcidiando molte industrie. Lo sta facendo cambiando passo e direzione: niente più industria di base ma produzioni green, verdi come quelle che usciranno tra un mese dalla raffineria di Marghera che verrà riaperta dopo una completa ristrutturazione per sfornare 500 mila tonnellate l’anno di additivo bio per i gasoli; o ancora come quelle che verranno realizzate, in società con l’americana Elevance, nel cracking e negli altri impianti di Versalis sempre a Marghera.



Per far sì che questa linea d’azione diventi metodo per tutti i 2 mila ettari della zona industriale veneziana bisogna liberare aree. E la Conferenza dei servizi di ieri ha fatto compiere un altro passo verso il riutilizzo dei terreni inquinati: ha infatti approvato, tra gli altri, il progetto di Eni relativo alla messa in sicurezza operativa dell’Isola dei Petroli (il cosiddetto nuovo petrolchimico), e uno dei protocolli attuativi dell’Accordo di Programma per il Sin di Porto Marghera per la parte che riguarda criteri e metodologie di esecuzione delle misure di soil-gas, ossia la messa in sicurezza dei camini che emettono gas in atmosfera. L’Accordo in questione era stato firmato il 16 aprile 2012 a Venezia alla presenza dell’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Con la Conferenza di ieri si è, dunque, concluso l’iter istruttorio di approvazione di tutti i progetti di bonifica presentati da Eni per aree incluse nel perimetro del Sito di Interesse Nazionale di Porto Marghera (il Sin appunto); alcuni riguardano anche terreni inseriti nell’accordo grazie al quale Syndial (sempre di Eni) cederà a Comune e Regione Veneto 110 ettari da destinare a nuove iniziative industriali. L’accordo è stato messo a punto nei giorni scorsi e verrà firmato a breve dal governatore del Veneto, dal sindaco di Venezia e dall’ad di Eni. E l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, presente alla Conferenza, ha sottolineato proprio l’importanza della conclusione dell’iter istruttorio per quelle aree, «passaggio fondamentale per la riqualificazione ambientale e produttiva del sito». Galletti ha ricordato i 740 milioni di euro investiti per avviare la messa in sicurezza del perimetro dell’area industriale, per evitare che i veleni sotterrati continuino a finire in laguna a causa del dilavamento prodotto dalle acque di falda. Sono fondi in parte dello Stato e in gran parte dei privati che, a partire dal processo al petrolchimico del 2001, hanno pagato le transazioni per i danni ambientali prodotti. «Quei fondi hanno creato le condizioni per "liberare" nuovi progetti per investimenti produttivi stimati in circa 3 miliardi di euro - ha aggiunto il ministro -: soldi che restituiranno vitalità e centralità economica ad un’area ottimamente infrastrutturata e dotata di eccellenti collegamenti con i mercati europei».


A Venezia istituzioni e parti sociali ed economiche si augurano che il ministro riesca a trovare gli altri 400 milioni di euro mancanti e necessari per completare la messa in sicurezza dell’intera area industriale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino