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VENEZIA - Con un emendamento al decreto Milleproroghe in approvazione a breve, il Governo ha riconosciuto il lavoro usurante dei lavoratori portuali, che potranno così accedere in anticipo alla pensione. Anche le autorità portuali saranno chiamate a fare la loro parte, e dovranno destinare l'uno per cento delle entrate che derivano dalle tasse di imbarco e di sbarco delle merci, per finanziare misure di incentivazione al prepensionamento anticipato per i lavoratori, con un apposito fondo per l'esodo che sarà creato.
Un provvedimento particolarmente interessante in questo periodo di estrema incertezza per il settore portuale di Venezia, perchè se i traffici commerciali stanno riprendendo vigore, il settore crocieristico è in fase di estrema sofferenza, in attesa del grande porto off-shore da un lato e degli approdi temporanei a Fusina e a Marghera dall'altro.
LA PROROGA
Un'altra misura importante è la proroga al 30 giugno 2022, con un fondo di 2 milioni, del termine per le Compagnie portuali per ristorarle dei mancati ricavi dovuti ai cali dei traffici per l'emergenza Covid. Ma il porto di Venezia e gli altri scali italiani si dovranno suddividere questa cifra.
«Si tratta di una norma che il Pd inseguiva da mesi - ricorda Nicola Pellicani - da ultimo in occasione della Legge di Bilancio, finalmente accolta dal Governo, che risponde alle esigenze di tanti lavoratori del porto di Venezia e del resto d'Italia. I lavoratori portuali non possono continuare a svolgere attività usuranti e pericolose a tutte le età. Non possono continuare a lavorare nelle stive delle navi a sessant'anni».
IL PROBLEMA
Il dramma che stanno vivendo però molti operatori portuali da due anni è devastante. «L'anno scorso il decreto per i ristori è stato approvato in luglio. Siamo in febbraio e ancora non c'è la cassa integrazione per il 2022. Non è arrivata all'Inps, perchè mancano i decreti attuativi - sbotta Antonio Velleca, per conto dei Portabagagli del Porto, fermi prima per il Covid, ora per l'assenza delle navi in Marittima - è interessante l'idea dell'esodo, ma è altrettanto importante sostenere le persone in età lavorativa, anche con le riqualificazioni, per riuscire a rimanere nel mercato».
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