Porto, riconosciuto il lavoro usurante: in pensione con anticipo

Porto, riconosciuto il lavoro usurante: in pensione con anticipo
VENEZIA - Con un emendamento al decreto Milleproroghe in approvazione a breve, il Governo ha riconosciuto il lavoro usurante dei lavoratori portuali, che potranno così...

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VENEZIA - Con un emendamento al decreto Milleproroghe in approvazione a breve, il Governo ha riconosciuto il lavoro usurante dei lavoratori portuali, che potranno così accedere in anticipo alla pensione. Anche le autorità portuali saranno chiamate a fare la loro parte, e dovranno destinare l'uno per cento delle entrate che derivano dalle tasse di imbarco e di sbarco delle merci, per finanziare misure di incentivazione al prepensionamento anticipato per i lavoratori, con un apposito fondo per l'esodo che sarà creato.


Un provvedimento particolarmente interessante in questo periodo di estrema incertezza per il settore portuale di Venezia, perchè se i traffici commerciali stanno riprendendo vigore, il settore crocieristico è in fase di estrema sofferenza, in attesa del grande porto off-shore da un lato e degli approdi temporanei a Fusina e a Marghera dall'altro. Ma la situazione che si prospetta, se si pensa al passato e si fa un confronto con il pre-pandemia a Venezia, è davvero abissale. Con una settantina di navi attese per tutta la stagione in terraferma e un numero imprecisato in Marittima di dimensioni minori. Quindi il fatto di ringiovanire la forza lavoro, riqualificandola e di permettere l'esodo per chi non ha più la stessa agilità di quando era stato assunto, in un lavoro in cui la prestanza fisica può fare la differenza, appare significativo. Nell'ambito di Autorità portuale di Venezia e Chioggia, però, in un rapido controllo, pare che nessuno dei dipendenti sia interessato dal provvedimento, perchè l'età media è decisamente inferiore. Il beneficio riguarda anche imprese autorizzate e i terminalisti.


LA PROROGA

Un'altra misura importante è la proroga al 30 giugno 2022, con un fondo di 2 milioni, del termine per le Compagnie portuali per ristorarle dei mancati ricavi dovuti ai cali dei traffici per l'emergenza Covid. Ma il porto di Venezia e gli altri scali italiani si dovranno suddividere questa cifra.
«Si tratta di una norma che il Pd inseguiva da mesi - ricorda Nicola Pellicani - da ultimo in occasione della Legge di Bilancio, finalmente accolta dal Governo, che risponde alle esigenze di tanti lavoratori del porto di Venezia e del resto d'Italia. I lavoratori portuali non possono continuare a svolgere attività usuranti e pericolose a tutte le età. Non possono continuare a lavorare nelle stive delle navi a sessant'anni».

IL PROBLEMA

Il dramma che stanno vivendo però molti operatori portuali da due anni è devastante. «L'anno scorso il decreto per i ristori è stato approvato in luglio. Siamo in febbraio e ancora non c'è la cassa integrazione per il 2022. Non è arrivata all'Inps, perchè mancano i decreti attuativi - sbotta Antonio Velleca, per conto dei Portabagagli del Porto, fermi prima per il Covid, ora per l'assenza delle navi in Marittima - è interessante l'idea dell'esodo, ma è altrettanto importante sostenere le persone in età lavorativa, anche con le riqualificazioni, per riuscire a rimanere nel mercato».

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Il Gazzettino