Porto d'altura, tra Trieste e Venezia scoppia la guerra anche nel Pd

Porto d'altura, tra Trieste e Venezia scoppia la guerra anche nel Pd
VENEZIA - La baruffa è servita. Per carità a distanza, ma sempre di un "litigio" si tratta. E ancora una volta di mezzo c’è la proposta, ormai in fase ampiamente avanzata,...

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VENEZIA - La baruffa è servita. Per carità a distanza, ma sempre di un "litigio" si tratta. E ancora una volta di mezzo c’è la proposta, ormai in fase ampiamente avanzata, per la realizzazione del cosiddetto "porto d’altura" di Venezia in Alto Adriatico. Un progetto faraonico, ma allo stesso modo fondamentale per la città lagunare soprattutto quando i ritmi dell’attuale porto della Serenissima saranno "condizionati" dal Mose. Ma al di là di tutto, la battaglia regna sovrana e soprattutto all’interno del Pd. Insomma, non proprio un ottimo "biglietto da visita" per il partito di maggioranza che viaggia con due idee ben distinte come "separati in casa".


Già, perchè Francesco Russo, pugnace senatore triestino del Pd, ha rilanciato l"«inutilità e lo spreco» del Porto offshore, mettendoci in mezzo - ovviamente - non solo i benefici del Porto di Trieste, ma anche l’«inopportunità» che, visti gli strascichi dell’inchiesta giudiziaria sul Mose, Venezia possa beneficiare di nuovi fondi, 95 milioni di euro tratti dalla Legge di Stabilità del 2014, e anche dallo Sblocca Italia in dirittura d’arrivo in Parlamento, per un’opera da realizzare proprio davanti all’isola del Lido.

«Vorrei chiedere al ministro Lupi - ha attaccato Russo - come sia possibile in tempi di spending review e di crisi della finanza pubblica, che si continui a pensare di sprecare 95 milioni di euro per un’infrastruttura che la maggior parte degli operatori considererà inutile e irrealizzabile». E ancora: «Tutti gli esperti - ha aggiunto Russo - sono concordi nel segnalare che le grandi navi che risalgono l’Adriatico potrebbero tranquillamente fare rotta su Trieste che già possiede fondali profondi e infrastrutture ampliabili». Come dire, un bel siluro alla Serenissima.

E mentre il presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa in un incontro con il viceministro alle Infrastrutture, Riccardo Nencini a Mestre, ha ribadito come Venezia stia lavorando al progetto dopo che questo ha già ottenuto la Valutazione di impatto ambientale, scende in campo Andrea Martella, collega di Russo, parlamentare Pd, veneziano. «Nei giorni scorsi è stato votato un mio emendamento, con il plauso di tutti i parlamentari della città, che ribadisce l’importanza del porto offshore e ne garantisce la continuità, anche con un finanziamento di 95 milioni, che certo non basteranno ma che rappresentano un inizio. Il porto d’altura si potrà fare solo con il contributo dell’Unione europea che ha già annunciato 300 milioni di fondi e con l’apporto dei privati».


Martella ci tiene a respingere al mittente ogni illazione. «Oltre a quanto è stato fatto in questi anni - ricorda l’esponente Pd - il porto offshore sarà vitale per Venezia perchè con l’arrivo del Mose, la situazione risulterà pesantemente modificata. La città non può permettersi passi falsi. A Russo direttamente non dico nulla. Dico solo che ogni "accanimento" o contrarietà è fuoriluogo e profondamente sbagliata. Dobbiamo invece ribadire la validità del progetto che riguarda il Porto di Venezia e una vasta area alle sue spalle». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino