PORDENONE - Estate 2017. In città il dibattito sui profughi è incandescente e la proposta della Croce rossa di aprire un piccolo dormitorio con mensa...
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Diversa la posizione di Bergamo, che è difeso dall’avvocato Alessandro Sperotto. Ha deciso di chiedere la messa alla prova, istituto che prevede la sospensione del procedimento e l’affidamento all’Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe) per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità, ovvero di prestazioni gratuite a favore della collettività. Bergamo, già impegnato in attività di solidarietà, la prende con filosofia: «Non mi accorgerò che sto espiando la pena».
È nei suoi confronti che il sindaco si è costituito parte civile, per quel «fascista» finito nel dibattito su Facebook. È il secondo caso in pochi mesi. A luglio, infatti, per aver dato del fascista al sindaco è stato rinviato a giudizio Gianluigi Bettoli, il presidente di Legacoopsociali Fvg. Sul punto c’è già Cassazione: usare il termine fascista nei confronti di un politico non è reato, perchè si deve ritenere «espressione di una critica politica, certo assai aspra, ma del tutto legittima», una sintesi «per paragonare il modo di amministrare la cosa pubblica a una prassi ben nota»: quella del Ventennio. È invece offensivo dare del «fascista» a un comune cittadino, perchè secondo la Corte sarebbe come dargli dell’«arrogante e prevaricatore». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino