PORDENONE - Oltre alla paura per la malattia, un cancro al seno fa sentire la donna in un corpo mutilato. Per fare in modo di riappropriarsi della propria corporeità,...
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Al Santa Maria degli Angeli, nel 2016 sono state 150 le prime diagnosi di tumore al seno e 220 gli interventi, proprio perché in molti casi sono necessarie più operazioni di ricostruzione o si verificano recidive. Si tratta di un servizio che fa crescere la qualità della prestazione sanitaria e che da ieri ha fatto un ulteriore passo in avanti, con l'acquisto del nuovo sistema di radiografia digitale per la chirurgia conservativa della mammella, dato in dotazione all'unità senologica. Il macchinario - acquistato dall'azienda per l'assistenza sanitaria 5 grazie alla donazione di 35mila euro da parte della Fondazione Friuli (ex Crup), di 20mila della Fondazione Bcc Pordenonese, altri 5mila di Andos e 5mila di Lit - consente di effettuare delle radiografie dei tessuti asportati dalla mammella già in sala operatoria e di avere un'analisi immediata così da consentire a chirurgo e radiologo di decidere dove sia necessario ampliare l'incisione e asportare altra massa.
«Si evita una seconda operazione e si riduce di un quinto il tempo di permanenza della paziente in sala operatoria senza contare che il chirurgo ha visione immediata e diretta della radiografia senza dover più affidarsi a una comunicazione a distanza» ha spiegato ieri Elvia Micheli, chirurgo e coordinatrice dell'équipe, di cui fanno parte il chirurgo Andrea Favero e la radiologa Anna Bassini. Il cancro al seno è una delle neoplasie più diffuse, «in costante aumento e purtroppo tra le giovani» ha aggiunto Micheli. Fondamentale è la prevenzione attraverso autopalpazione e la prima mammografia a 40 anni. «Prima non ha senso perché il seno è in evoluzione - prosegue Micheli - Dai 50 anni inizia lo screening, il monitoraggio costante, perché è da quest'età che aumenta la frequenza (una donna su mille ne soffre)». Il macchinario è stato inaugurato ieri alla presenza di Giorgio Simon direttore generale dell'azienda sanitaria. L'acquisto del macchinario è un progetto nato due anni fa su istanza di Andos (all'epoca presieduta da Renza Zanon) che avviato la raccolta fondi insieme alla Lilt fondi. A rispondere è stata la Fondazione Friuli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino