Rotta balcanica, i migranti illegali ospitati nella caserma Monti

La caserma monti ora ospiterà i migranti illegali della rotta balcanica
PORDENONE Ha posti liberi, quindi “paga” le sue dimensioni e il fatto che nell’ultimo anno a Pordenone la tendenza si sia invertita rispetto al biennio...

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PORDENONE Ha posti liberi, quindi “paga” le sue dimensioni e il fatto che nell’ultimo anno a Pordenone la tendenza si sia invertita rispetto al biennio precedente: per questo viene individuata come valvola di sfogo. È il caso dell’ex caserma “Monti”, l’hub per la prima accoglienza dei richiedenti asilo a Pordenone, che ora accoglie anche le “eccedenze” della rotta balcanica. I richiedenti asilo di cui si parla in questo caso, non sono quelli che spesso si trovano negli articoli di cronaca che godono della ribalta nazionale. Non si trovano a bordo dei barconi, non sono soccorsi dalle organizzazioni non governative che pattugliano il Canale di Sicilia a bordo delle navi che mandano in fibrillazione il governo gialloverde. Attraversano l’Europa orientale a piedi.  Spesso nella neve spazzati dal vento gelido dei Balcani. E storia nota, ma la notizia di questi primi sei mesi del 2019 è che la rotta balcanica, un percorso che si credeva interrotto nel mezzo dell’ex Jugoslavia, si è improvvisamente riaperta. La pressione arriva alle porte di Pordenone e minaccia la provincia-modello che oggi è presa ad esempio dalle altre zone della regione per il fatto di aver “chiuso i porti” ancor prima che il governo sancisse il giro di vite a livello nazionale. 

I profughi, perlopiù provenienti da Pakistan e Afghanistan, valicano il confine tra Italia e Slovenia approfittando delle pietraie del Carso e dei boschi. L’argomento negli ultimi giorni è stato dibattuto anche a livello nazionale, con il ministro degli Interni Matteo Salvini che ha alzato i toni sino al punto di proporre la nascita di una barriera fisica tra il Fvg e la Slovenia. Ma la situazione era nota da tempo, come anticipato già alcuni mesi fa. 
LE NOVITÀ
Sino a poche settimane fa erano solo timori, ora i fatti danno ragione a chi temeva che i nuovi flussi che percorrono la rotta balcanica delle migrazioni potessero interessare anche Pordenone. L’ammissione arriva infatti dalla Prefettura della Destra Tagliamento, contattata dalle istituzioni omologhe del territorio giuliano. 

A Gorizia e Trieste, infatti, le strutture dell’accoglienza si trovano a dover fronteggiare gli arrivi “silenziosi”, che non avvengono via mare a bordo di navi “guidate” da organizzazioni non governative, ma che sono più continui di questi ultimi. Ecco perché le eccedenze, cioè i migranti che non possono più essere ospitati all’interno delle strutture triestine e goriziane, finiscono per essere “spedite” a Pordenone, e nel dettaglio all’ex caserma “Monti”, che è ancora l’hub di riferimento per il territorio del Friuli Occidentale. Così Pordenone si ritrova a metà tra due situazioni: da un lato ha “chiuso i porti”, diminuendo il flusso migratorio sino ad azzerare gli arrivi per così dire “indipendenti”; dall’altro ora è messa sotto pressione da un problema esploso quasi 100 chilometri più a oriente. 
Marco Agrusti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino