PORDENONE - Non c’è ancora un documento scritto, e probabilmente bisognerà attendere due manovre finanziarie per vederlo. Ma c’è una parola, e tra...
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L’ITER
Mentre Ciriani parla, al suo fianco c’è l’assessore Cristina Amirante. Se Ciriani è la mente, lei è il braccio “armato” dell’operazione. «Entro la fine dell’anno - spiega - ci sarà l’affidamento dell’incarico di progettazione. Sarà bandita una gara e l’Uti individuerà il professionista incaricato di immaginare il raddoppio del ponte». L’unione del Noncello ha a disposizione 200 mila euro per muovere il primo passo, e finalmente ora ci sono delle date. Gli automobilisti non noteranno alcuna differenza per molto tempo, ma allora la macchina burocratica si sarà già messa in moto. Ancora più pesante, però, è il “sì” di massima arrivato in municipio a Pordenone direttamente dagli uffici dell’amministrazione regionale. Prima ancora di parlare di Sequals-Gemona e di altre opere, si penserà al superamento del nodo rappresentato dal vecchio ponte sul Meduna. Nel frattempo il manufatto, come riportato alcuni giorni fa, sarà controllato dai tecnici dell’università di Padova.
LE ALTERNATIVE
Il progettista dovrà camminare sulle uova. Per raddoppiare l’attraversamento stradale sul Meduna si deve considerare prima di tutto un aspetto: si dovrà lavorare su un’area a rischio esondazioni, e non bisognerà disturbare la natura. Il corso del torrente dovrà essere rispettato. Ne consegue un fatto: il nuovo ponte non dovrà poggiare su basamenti troppo ingombranti, cioè in grado di modificare il normale flusso d’acqua. Il Meduna è placido, ma porta a valle la cosiddetta “montana”, cioè la piena improvvisa legata alla regolazione dei bacini che si trovano a nord del suo corso. Basterebbe un ostacolo in più per far allagare la periferia a sud di Cordenons, per esempio. Ecco allora che sul tavolo ci saranno più ipotesi: dal ponte strallato, moderno ma costoso, sino ad arrivare ad un manufatto con basamenti sul letto del fiume ma realizzati in modo tale da deviare solo in parte l’acqua che scorre verso il mare. Si parlerebbe in tutti i casi di un’opera da svariati milioni di euro. Sono soldi che né il Comune di Pordenone, né l’Uti del Noncello hanno in tasca. A quel punto dovrà scendere in campo la Regione, con un piano finanziario ad hoc per la Pontebbana. E allora si tornerà alla parola data.
Marco Agrusti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino