PORDENONE - Teatro Verdi beffato dalla stessa giustizia che aveva condannato Ornella Muti a versare una provvisionale di 30 mila euro per le tre serate cancellate nel 2010, quando...
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«A mano a mano che ci si allontana da Pordenone - aveva dichiarato il difensore della Muti, Salvatore Sciullo, dopo aver incassato uno sconto di pena in Appello - si ottiene qualche risultato». Gli otto mesi inflitti in primo grado erano scesi a sei. La Corte aveva riconosciuto la truffa al teatro Verdi di Pordenone, ma aveva riqualificato in tentativo di truffa l’ipotesi di falso ideologico fatto commettere al medico di base che aveva redatto il certificato medico. I giudici avevano anche confermato la provvisionale.
L’attrice non ha mai voluto rilasciare dichiarazioni sulla vicenda, ma attraverso il suo legale aveva fatto sapere che era molto dispiaciuta perchè non era stata compresa la sua posizione. Insomma, la questione era civilistica e andava combattuta contro un altro soggetto contrattuale: lo Studio Martini ed Essevuteatro, perchè i compensi erano destinati a loro, non alla Muti.
Il 10, 11 e 12 dicembre 2010 l’attrice avrebbe dovuto recitare il monologo de “L’ebreo” di Clementi a Pordenone. Mandò un certificato medico: “laringotracheite acuta con febbre, tosse e raucedine. Necessita di 5 giorni di riposo e di non far uso della voce”. Dopo due giorni l’agenzia Reuters divulgò le fotografie della cena di beneficenza per i bambini malati di cancro e ipovedenti, organizzata da Putin a San Pietroburgo. Era al tavolo dello stesso Putin, accanto a Kevin Costner.
Accusata di essersi finta malata per non pagare la penale da 54mila euro al Verdi, l’attrice aveva portato anche un certificato medico russo che la parte civile aveva duramente contestato, perchè depositato quattro anni dopo in udienza. «Nessun medico in Russia - aveva protestato Malattia - si sarebbe permesso di negare un favore a Putin. Questa è una storia per una fiction, non per un processo». Adesso spunta l’incubo prescrizione. La sentenza della Corte d’appello di Trieste è del luglio 2017. La difesa ha fatto ricorso per Cassazione il 10 novembre 2017. «Da quel momento - afferma Antonio Malattia - avrebbe dovuto trasmettere il fascicolo a Roma. Ho compiuto vari accessi, il fascicolo risultava sempre a Trieste. L’ultimo controllo l’ho fatto a giugno, stessa situazione. Solo il 20 giugno ho ricevuto la notifica del ricorso per Cassazione. Questa inerzia pregiudica la possibilità di ottenere la provvisionale, perchè la vicenda è sull’orlo della prescrizione, resta comunque aperta la causa civile».
Cristina Antonutti
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Il Gazzettino