Soccorso alpino, gli angeli della montagna hanno salvato 350 vite

Un soccorso in montagna
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PORDENONE  Numeri straordinari che testimoniano l’importanza del Soccorso Alpino del Friuli Venezia Giulia. Si tratta del bilancio dell’attività da cui si desume come centinaia di persone siano state messe in salvo grazie all’abnegazione e al coraggio dei tecnici, sempre pronti ad intervenire ad ogni ora del giorno e della notte e pure durante vacanze e festivi. Gli angeli della montagna hanno salvato 350 vite.  Nel 2017 si è infatti registrato un incremento notevole degli incidenti e degli interventi di soccorso effettuati dal Cnsas Fvg, ma anche un numero elevato di persone condotte in salvo. Un fattore che ha influito sull’impennata di richieste di soccorso è stato l’inverno con poca neve, che ha portato ad un prolungamento della stagione escursionistica e ad un numero elevato di giornate in assenza di precipitazioni che ha attirato più gente sui sentieri, spesso resi insidiosi dalle gelate.

I NUMERI
Per tutto l’inverno il Soccorso Alpino è stato sempre presente nel weekend all’elibase di Tolmezzo con un cinofilo da valanga e con un tecnico di soccorso in supporto all’elicottero della centrale operativa di Udine: un servizio svolto con la collaborazione della Protezione civile regionale. Durante l’estate scorsa solo durante il raduno “hippy” di Malga Chiampis ,a Tramonti di Sopra, ci sono stati più di dieci interventi di soccorso. Il 2017 detiene dunque al momento il primato per quanto riguarda gli interventi di soccorso, che hanno superato le trecento unità (sono stati 306 in tutto) portando però al salvataggio di più di trecentocinquanta persone (357 in tutto). Ad oggi il 2018 conta già ottantacinque interventi, durante i quali però sono state tratte in salvo novantacinque persone. Il maggior numero di soccorsi si verifica negli ultimi anni per portare in salvo o aiutare semplici escursionisti, camminatori occasionali, cercatori di funghi: in aumento anche gli incidenti occorsi a biker e parapendisti.
GLI SPELEO
Super lavoro anche per la Delegazione Speleologica del Friuli Venezia Giulia che è la seconda in ordine di nascita a livello nazionale ed è la più importante dal punto di vista tecnico per maggior numero di speleologi che possono lavorare in profondità. In Friuli Venezia Giulia ci sono quattro stazioni speleo oltre alle dieci stazioni alpine, una per provincia, e sessantasei tecnici specializzati con varie competenze, da quella medica a quella subacquea a quella per la disotruzione. Le tecniche di soccorso in grotta italiane sono considerate tra le più valide, dopo che i nostri soccorritori si sono distinti nel 2014 nel difficile intervento all’interno dell’abisso di Riesending, in Baviera. I punti di forza dei soccorritori speleologi nostrani sono l’esperienza, maturata nell’esplorazione di cavitá profonde, e la velocità nel condurre la barella all’esterno grazie, tra l’altro, all’impiego di particolari tecniche e all’utilizzo di pochissimi materiali, in modo da velocizzare le operazioni di recupero. Leggerezza e velocità uniti ad una lunga esperienza sono aspetti determinanti per la salvezza di una persona dalle profondità di un abisso. Queste caratteristiche vengono riconosciute ai nostri soccorritori anche a livello internazionale ed è per questo motivo che ogni anno nella nostra regione si tengono importanti esercitazioni che coinvolgono speleologi provenienti da tutta Italia ed anche da altri paesi. L’esercitazione più importante si tiene nelle grotte del massiccio del Monte Canin a Sella Nevea, che offrono grandi profondità e notevoli difficoltà. Il prossimo incontro si terrà proprio tra il 22 e il 24 giugno nella nota località alpina sopra la Val Raccolana.
IN CINA

Vi prenderanno parte numerosi tecnici di altre regioni italiane, della Slovenia e sarà presente anche una delegazione dalla Cina. La presenza dei tecnici cinesi si lega al corso che si è tenuto lo scorso gennaio proprio in Cina a cui hanno preso parte tra l’altro anche due tecnici triestini, che assieme ad altri soccorritori speleologi italiani hanno dato dimostrazione delle speciali strategie di recupero e di movimento delle squadre adottate. I tecnici verranno messi alla prova in un recupero difficile nella grotta Queen Mama. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino