Maxitruffa Gaiatto, estorsioni croate: adesso tocca alle accuse ai clan

Fabio Gaiatto mentre viene riportato in carcere
PORDENONE  - La Procura antimafia di Trieste chiude le indagini sulle “estorsioni croate” escogitate per recuperare i 10 milioni di euro sottratti, secondo la...

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PORDENONE  - La Procura antimafia di Trieste chiude le indagini sulle “estorsioni croate” escogitate per recuperare i 10 milioni di euro sottratti, secondo la tesi del trader Fabio Gaiatto, alla Venice Investment Group. Il pm Massimo De Bortoli ieri ha notificato l’avviso a 9 dei 12 indagati iniziali. Dal capo d’imputazione sparisce il cosiddetto “Piano B”, ipotesi d’accusa già annullata dal Tribunale del Riesame, senza la quale si alleggerisce la posizione di Gaiatto. Restano l’associazione di stampo mafioso, due estorsioni e un tentativo estorsivo. La maggior parte degli indagati è tuttora in carcere.  A Tolmezzo ci sono Gaiatto, 44 anni (condannato a 15 anni e 4 mesi per la mega truffa della Venice); Francesco Salvatore Iozzino (56) di Resana (Treviso); Gennaro Celentano (35) e Mario Curtiello (37), entrambi di Sant’Antimo (Napoli); Ovidiu Bali (44) di Roma. A Bologna sono detenuti Domenico Esposito detto Mimmo (45) di Sant’Antimo e Walter Borriello (43) di Torre del Greco. Chiudono la lista Luciano Cardone (38) di Soliera (Modena) a cui è applicata la misura dell’obbligo di firma e Giovanni Cozzolino (41) di Concordia Sagittaria, libero.

«NOI SIAMO CASALESI»
Tra il 6 e 20 febbraio 2018 Gaiatto ha la necessità di recuperare 10 milioni. Sono i giorni in cui entrano in scena gli uomini del clan, che per spaventare la commercialista di Pola, Karin Perusko, avvertono: «Noi siamo i Casalesi, quelli veri, non gli altri... Gaiatto ci ha detto che una parte dei soldi sono finiti sempre negli uffici di Pola. Siamo venuti a vedere se li avete voi. Questi soldi servono per mantenere le nostre famiglie, siamo in tanti». Secondo la Dia di Trieste, che ha condotto le indagini, l’estorsione coinvolgerebbe tutti e nove gli indagati. Le vittime sono la commercialista, costretta a rinunciare a un credito di 100mila euro; l’imprenditore Marco Cavalli, che ha dovuto intestare un terreno e alcuni immobili alla società Studio Holding di Gaiatto, oltre ad alcune auto di lusso per 190mila euro (tra cui una Porsche Cayenne); anche i fratelli Mario e Gabriele Bariggi ha dovuto cedere alle minacce e trasferire 50mila euro, auto e rinunciare a crediti maturati per presunte inadempienze contrattuali pari a 3,4 milioni da parte di Venice.
IL REGALO
A Celentano, Iozzino ed Esposito si contesta un’estorsione datata 26 marzo 2018. Quel giorno andarono a Pola, negli uffici dei fratelli Bariggi pretendendo un «regalo» di 20mila euro e una Bmw 640 visto che i due imprenditori erano «caduti in piedi». Secondo i tre, che si spacciavano per uomini del clan dei Casalesi, Mario Bariggi avrebbe dovuto ricompesarli per non aver patito danni eccessivi in occasione della spedizione di febbraio. La vittima disse di non aver denaro. Aveva con sè soltanto 800 euro. Ne consegnò 700, ma Celentano pretese ulteriori 100 euro per le «spese di viaggio».
LA LISTA

Iozzino, Celentano e Borriello sono accusati del tentativo di estorsione ai danni di Marco Drigo, ex collaboratore di Gaiatto che tra gennaio e febbraio 2018 fu costretto a organizzare l’incontro a Pola con Perusko, Bariggi e Cavalli. Fu intimidito in un bar di Portogruaro («Noi siamo i Casalesi»), dove gli mostrarono una lista con una serie di nomi precisando che «loro (i Casalesi) avevano investito con Gaiatto circa 11 milioni». Gli intimarono di ritirare la denuncia fatta contro Gaiatto ricordandogli che certe «situazioni non si risolvono con l’avvocato». Drigo la sua denuncia non l’ha mai ritirata.
Cristina Antonutti
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Il Gazzettino