Collezionista di fossili nei guai Sotto processo per furto allo Stato

Il fossile di un pesce volante
PORDENONE - È tra i più noti cercatori fossili del Nordest. Nella sua collezione ci sono ammoniti (molluschi) del Triassico e pesci volanti della Val Preone. A lui si rivolgono...

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PORDENONE - È tra i più noti cercatori fossili del Nordest. Nella sua collezione ci sono ammoniti (molluschi) del Triassico e pesci volanti della Val Preone. A lui si rivolgono docenti dell’Università di Padova o Milano quando hanno bisogno di reperti o fotografie che arricchiscano le pubblicazioni scientifiche. I paleontologi più affermati sanno della sua passione cominciata nel 1976, quando ha iniziato a cercar reperti nei depositi del Triassico delle Alpi e Prealpi Carniche o del Paleozoico nella catena Paleocarnica.




Eppure Umberto Venier, 65 anni, di Domanins di San Giorgio della Richinvelda (Pordenone), si ritrova in Tribunale a difendersi dall’accusa di essersi impossessato di beni culturali dello Stato. I suoi 700 reperti, tra cui molti pezzi acquistati nel mercato d’antiquariato di Piazzola del Brenta o di origine nordafricana, sono stati sequestrati dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Venezia.

Il processo è alle battute finali. Bisogna stabilire se i reperti sono effettivamente di interesse scientifico, ma per farlo ci vuole una perizia che, per carenza di personale, gli esperti non sono in grado di ultimare se non fra qualche anno.



Il giudice ha così rinviato il processo a ottobre preannunciando la sentenza. Le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Venier potrebbero essere sufficienti a raggiungere una decisione. L’appassionato di paleontologia di Domanins ha provato i suoi contatti con la comunità scientifica. Non solo ha partecipato agli scavi in Val Auza, in Carnia (Udine), ma faceva fotografare i reperti da tutti i docenti universitari che glielo chiedevano.



«La mia collezione - ha spiegato - era a disposizione della comunità scientifica. Mi chiedevano i reperti e io glieli davo». È successo per gli ammoniti e per un pesce volante della Val Preone (Carnia). «A casa mia venivano i ragazzi delle scuole a vedere i fossili, mi hanno fatto fare anche due mostre - ha detto - Avevo anche chiesto al Comune di San Giorgio della Richinvelda di realizzare un museo, ma non erano interessati».



Venier ha anche precisato di non aver mai fatto scavi per cercare i suoi fossili. «Andavo nei torrenti di montagna, nelle cave». Con il giudice che gli chiedeva perchè non avesse mai denunciato il ritrovamento dei reperti si è giustificato: «Volevo farlo, ma la legge era confusa, rischiavo di autodenunciarmi per la ricerca». E così non lo ha fatto, del resto la sua collezione era nota ai principali paleontologici del Nord Italia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino