PORDENONE - Il mercato immobiliare pordenonese nel secondo semestre dell’anno appena andato in archivio ha registrato le migliori performance in regione, segnando un...
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I PREZZI
Stefano Medici, presidente della Fimaa provinciale conferma il dato positivo, ma tiene a fare dei distinguo. «Le compravendite sono salite, in particolare quelle dell’usato, che in questo campo fa la parte del leone - sottolinea -, ma i prezzi non sono cresciuti. Anzi, l’anno si è chiuso con una contrazione dell’0,4%, rispetto dal 2017. È vero che anni fa il calo si aggirava attorno al 4% e quindi possiamo dire che i prezzi si stanno stabilizzando, ma la loro crescita è ancora lontana». In ogni caso, «sono in aumento i risparmiatori delusi, che cercano di investire di nuovo sul mattone, in cerca di una rendita che il mercato finanziario non è più in grado di dare. Con l’affitto, infatti, si possono ricavare dal 3 al 5% netto sul valore dell’immobile».
NUOVE COSTRUZIONI
Per quanto riguarda le nuove costruzioni, Medici, si dice cautamente ottimista «perché sempre di più le imprese che stanno cominciando a edificare, magari al posto dell’esistente, alzando i piani, puntano alla riqualificazione urbana».
PATRIMONIO DEGRADATO
In città e dintorni, infatti, c’è un grande patrimonio nel degrado, risalente agli anni Sessanta e Settanta, non ristrutturato, senza ascensore, che fa davvero fatica a essere venduto. E lo stesso discorso vale per il mercato degli affitti, dove l’offerta di qualità è molto scarsa: «A fronte di una grande richiesta - dice Medici - si riescono a occupare anche in una sola giornata soltanto gli appartamenti che hanno una decina d’anni di vita, ben manutenuti e ben arredati. Per questi si può dunque selezionare l’affittuario. Mentre gli alloggi che erano della nonna, con le luci al neon e la cucina economica sono ovviamente destinati a rimanere sfitti».
I NEGOZI SFITTI
Altra nota dolente, secondo il presidente della Fimaa, che annualmente pubblica il Borsino immobiliare della provincia, è quello degli affitti dei negozi. «In questo settore la crisi è grande - considera -. Speriamo che le cose combino con l’introduzione della cedolare secca per usi diversi, che farebbe calare i prezzi, e la relativa tassazione, tra il 10 e il 15%. Adesso molti proprietari, pur di non tenere i locali sfitti, con grande buona volontà offrono contratti a canone crescente per facilitare negozianti ed esercenti a insediarsi con maggiore facilità. Ma non è sufficiente».
Antonella Santarelli Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino