PORDENONE - Prima le fabbriche, poi le case, infine le chiese. Sullo spartito che ha guidato la ricostruzione dopo il terremoto del 1976 si progetta la barriera che potrà...
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GLI STRUMENTI
Il Comune lavora a una specie di “Mose friulano”, un’opera ingegneristica che potrebbe arrivare a costare più di 100 milioni di euro ma che nelle intenzioni di chi ha commissionato lo studio garantirebbe la protezione totale di una delle zone produttive più importanti del capoluogo. «Oggi - illustra Amirante - se un imprenditore vuole ampliare la superficie del proprio capannone a Vallenoncello deve garantire un’altezza soprelevata di almeno 50 centimetri. Se la zona industriale fosse protetta non ce ne sarebbe più bisogno. Sono in gioco il futuro produttivo della città e tanti posti di lavoro». Chiaramente già da ora ci sono dei problemi. Primo, tra il corso del Meduna e la zona insdustriale passa la strada 251, che in città prende il nome di via Nuova di Corva. Secondo, una barriera fisica artificiale non dovrebbe causare l’allagamento di altre zone: ad esempio, non si può salvare Vallenoncello e mandare sott’acqua l’Interporto. Terzo, il Comune non potrà mai finanziare in autonomia un’opera d’interesse quantomeno regionale.
La prima fase è già iniziata: il piano, rivelato in anteprima, è allo studio nelle stanze del Comune, ma a breve si dovranno perlomeno scegliere tracciato e materiale. Il super-argine dovrà passare poi al vaglio della Regione, con la speranza che a Roma, dove si discute dei fondi contro il dissesto idrogeologico, si ricordino del Nord-Est industriale minacciato dall’acqua.
Marco Agrusti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino