Electrolux, primo faccia a faccia: il sindacato non firmerà l'accordo. Servono ammortizzatori sociali prima del confronto nazionale

Electrolux, primo faccia a faccia: il sindacato non firmerà l'accordo. Servono ammortizzatori sociali prima del confronto nazionale
PORDENONE/UDINE - Oggi alle 11 a Bologna inizia la prima partita. Solo che non si tratta di una partita di calcio, ma del faccia a faccia tra le organizzazioni sindacali e il...

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PORDENONE/UDINE - Oggi alle 11 a Bologna inizia la prima partita. Solo che non si tratta di una partita di calcio, ma del faccia a faccia tra le organizzazioni sindacali e il management di Electrolux. Sul tavolo diversi punti da discutere, ma una certezza, almeno per quanto riguarda i rappresentanti dei lavoratori: non si chiuderà sicuramente l'accordo. Questa - hanno già spiegato in varie occasioni Cgil, Cisl e Uil - è una certezza, perché in ballo ci sono ancora almeno altri due incontri a Roma con il ministro dell'Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso.

L'ACCORDO

Tra le altre cose l'accordo prevede l'uscita volontaria di 76 dipendenti a Porcia con un bonus incentivante di circa 71 mila euro. Una soluzione che non convince le organizzazioni sindacali che in ogni caso, esattamente come era successo per gli operai in esubero per il calo dei volumi, in tutto 95, vorrebbero l'inserimento degli ammortizzatori sociali. In ogni caso questa sarà una domanda che nell'incontro di oggi - se verrà affrontata - sarà posta dopo le risposte che l'azienda dovrebbe fornire ai sindacati su diversi quesiti che erano stati posti nell'ultima faccia a faccia del 24 gennaio. Senza queste risposte difficilmente i rappresentanti sindacali andranno avanti.

IL CLIMA

L'incontro di oggi è senza dubbio importante e la speranza di tutti è che non si arriva ai ferri corti. Una delle ipotesi peggiori è che a fronte della richiesta di inserire anche per gli impiegati gli ammortizzatori sociali l'azienda possa rispondere di "no" e premere il piede sull'acceleratore. In parole povere andare avanti con le procedure. In pratica far partire le lettere di licenziamento. C'è, però da aggiungere che Electrolux ha sempre condotto confronti sindacali senza attuare dure fughe in avanti che sono riusciti a creare spaccature con ripercussioni sul clima in azienda. Tutto fa supporre, dunque, che un atteggiamento del genere non sarà portato avanti dal management italiano del colosso svedese del bianco. Anche perché - è bene ricordarlo - c'è già un altro incontro convocato dal ministro Urso a Roma per il 22 febbraio in cui si parlerà dell'intero settore dell'elettrodomestico e magari saranno palesate anche possibili soluzioni per cercare di mitigare la crisi di vendite . In più il ministro pordenonese Luca Ciriani si è impegnato nel corso dell'incontro tenuto a Pordenone la settimana scorsa a predisporre, sempre con il ministro dell'Industria, un altro tavolo nazionale solo per Electrolux Italia e quindi anche Porcia.

LA REGIONE

Non è tutto. Anche il presidente Massimiliano Fedriga si è impegnato a cercare tutte le soluzioni possibili (e fattibili) per un rilancio dello stabilimento di Porcia che possa essere, però, duraturo nel tempo e di prospettiva. In questo senso, una delle proposte è stata quella di cercare di incrementare la strada della ricerca a sviluppo in modo da agganciare nuova tecnologia alle lavatrici prodotte nel pordenonese. A fronte di questa situazione tutto sommato aperta delle istituzioni, sembra abbastanza inverosimile che Electrolux possa rompere il fronte con una trattativa di forza e mettendo alle strette le organizzazioni sindacali. Più facile immaginare, invece, che dall'azienda arrivi un segnale altrettanto di disgelo con la disponibilità ad attendere i vari incontri che sono già stati programmati. Almeno questo è quanto si aspetta il sindacato.

I VOLUMI

Intanto restano sempre sotto la media i volumi di lavatrici prodotte a Porcia, anche se la stessa azienda aveva fatto presente che il periodo di stasi sarebbe continuato almeno sino a metà di quest'anno. Secondo le ultime indicazioni il numero stimato per la fine dell'anno sarebbe intorno alle 700 mila unità. Più basso rispetto al
budget previsto, ma non catastrofico.

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Il Gazzettino