Popolare Vicenza: il piano industriale dello scorso settembre dovrà essere rivisto mentre Consob mette sotto osservazione la partecipazione del 15% in Cattolica. Oggi il...
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Ieri il consigliere delegato Francesco Iorio ha incontrati i soci della Popolare a Vicenza. Erano in più di 1100 a seguire le parole del manager arrivato a giugno scorso per salvare la Popolare che dovrà varare il 5 marzo un aumento di capitale da 1,5 miliardi (garantito da Unicredit) e la trasformazione in spa più la quotazione in Borsa. Un triplo salto mortale che si annuncia particolarmente pericoloso stante l’attuale situazione dei mercati e la paura da bail-in che ha portato a un calo della raccolta. «Dobbiamo purtroppo registrare la disaffezione di soci e clienti, che ci portano in prospettiva a dati peggiori rispetto al piano industriale redatto nel mese di settembre, a causa di volumi ridotti rispetto alle nostre previsioni», ha rivelato Iorio dopo forti contestazioni da parte dei soci: «Rispetto al mese di settembre abbiamo una banca più piccola, che vale meno. La riduzione dei volumi di affari e mole di lavoro fatta con clienti e soci è stata superiore al previsto, al momento facciamo più impieghi che raccolta. Ma se ci crediamo tutti assieme questa banca ha valore e futuro, alla fine può riservare grandi soddisfazioni. Le nostre previsioni rimangono quelle di un utile di 200 milioni nel 2018, che salirà a 300 milioni nel 2020».
Nel periodo giugno-settembre i crediti deteriorati netti hanno registrato un incremento di 355 milioni, passando dal 17,18% al 18,97% dei crediti netti alla clientela, a causa soprattutto di un forte aumento delle inadempienze probabili, cresciute di 316,3 milioni (+11,8%), e in misura più contenuta delle sofferenze (+42,1 milioni, +2,4%). Il rapporto di copertura è sceso a fine settembre al 38,38%, dal 39,57% segnato a fine giugno.
L'intervento di Iorio è stato interrotto più volte, anche con fischi e urla, dai soci presenti all'incontro, che lamentavano di aver messo nella Popolare di Vicenza «tutti i risparmi» e ora temono di perderli. «La banca è vostra - ha detto Iorio - e avete il diritto di fare quello che volete. Ma credo oggettivamente che liquidare la banca equivarrebbe ad azzerarne il valore. La trasformazione in società per azioni è un imbuto obbligato, le alternative della liquidazione o della riduzione dell'attivo sotto gli 8 miliardi non le ritengo francamente praticabili». Di fronte alle continue proteste dalla platea, Iorio ha aggiunto: «sarebbe troppo facile per me e per il presidente Dolcetta dire noi non c'entriamo col passato. Il soggetto banca ha avuto comportamenti che hanno provocato guasti e ne siamo consapevoli. Nei limiti delle attuali possibilità patrimoniali abbiamo cercato di fare uno sforzo per valutare quello che è accaduto in passato». Sull’acquisto delle azioni Iorio ha promesso: «Gli incentivi ci saranno ma con onestà vi dico che non sarà possibile ridare mai tutto a tutti». Iorio è stato deciso: «L'aumento di capitale è una scelta obbligata, non ci sono davvero altre possibilità o soluzioni possibili. Ci viene chiesto dalla Bce, non possiamo permetterci di aspettare ancora». Domani e l’11 febbraio gli altri due incontri preparatori, a Conegliano e a Prato.
La Consob ha avviato lo scorso 19 gennaio un'ispezione allo scopo di «acquisire documenti e informazioni concernenti i rapporti» tra la banca e la Cattolica d’assicurazioni e la «valutazione della partecipazione» in bilancio. La quota, che in Borsa oggi vale meno di 150 milioni (ieri il titolo ha perso il 6,67% toccando i 5,525 euro) e che Iorio ha ribadito come strategica, nella semestrale di giugno 2015 era in carico alla popolare vicentina per 388,1 milioni, 14,7 euro per azione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino