Popolari venete, sull'aumento di capitale anche Intesa stoppa Atlante

Popolari venete, sull'aumento di capitale anche Intesa stoppa Atlante
Popolari venete, anche Intesa si sfila da Atlante che rischia grosso con l'arrivo dello Stato. Si allarga il fronte dei soci del fondo Atlante 2 contrario ad utilizzare...

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Popolari venete, anche Intesa si sfila da Atlante che rischia grosso con l'arrivo dello Stato. Si allarga il fronte dei soci del fondo Atlante 2 contrario ad utilizzare gli 1,7 miliardi di euro ancora in cassa per ricapitalizzare le banche venete (operazione ben oltre la quota iniziale di 3 miliardi) a cui lavora l'amministratore delegato della Popolare di Vicenza e presidente del comitato strategico di Veneto Banca, Fabrizio Viola.


Dopo il no del top manager del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, all'utilizzo dei fondi di Atlante 2 per l'aumento delle due ex popolari venete, anche il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro parla chiaro: «Riteniamo che la priorità di Atlante sia di favorire la creazione di un mercato di npl che abbia la caratteristica di aumentarne l'efficienza, e ci auguriamo che questo sia l'obiettivo principale». Una posizione condivisa sottotraccia anche da altre banche e che conferma la distanza con Alessandro Penati, presidente di Quaestio Sgr, gestore dei fondi Atlante, favorevole all'iniezione di altre risorse nelle banche venete. Senza Atlante, toccherà allo Stato intervenire per coprire il deficit patrimoniale sul cui ammontare si deve esprimere la Bce. rancoforte - che riunirà il supervisory board a inizio marzo - ha tra le mani la bozza del progetto di fusione messa a punto da Viola. Ma il dialogo è aperto anche con Bruxelles, sponda direzione generale Competition della Commissione Europea, a cui spetta autorizzare, come nel caso di Mps, la ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato. Il 28 febbraio si riunirà il cda di Veneto Banca, il giorno dopo quello di Vicenza: ma, senza indicazioni da parte della Vigilanza, non verranno compiuti passi in avanti sulla strada della fusione.

Secondo indiscrezioni il lavoro di pulizia nelle banche venete potrebbe portare la Bce a riconoscere un deficit patrimoniale vicino ai 5 miliardi, che verrebbe in parte colmato con la conversione di 1,2 miliardi di bond subordinati. Ma l'ammontare del ricapitalizzazione dipenderà anche dall'esito dell'offerta di transazione che Bpvi e Veneto Banca hanno avviato con i vecchi soci. Se il rischio legale «non viene significativamente ridimensionato» sarà «difficile se non impossibile ogni azione di risanamento e rilancio» ha ripetuto nei giorni scorsi Viola. Per ora si è circa al 30% delle adesioni e il tempo stringe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino