Nuova vita per il canile di Ponzano «Era diventato un lager per animali»

Nuova vita per il canile di Ponzano «Era diventato un lager per animali»
PONZANO - Quando hanno aperto la porta del canile, gli attivisti dell'Enpa quasi non potevano credere ai loro occhi. Dall'inizio di gennaio l'Ente nazionale...

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PONZANO - Quando hanno aperto la porta del canile, gli attivisti dell'Enpa quasi non potevano credere ai loro occhi. Dall'inizio di gennaio l'Ente nazionale protezione animali ha preso il posto dell'associazione trevigiana per la difesa del cane nella gestione della struttura di via Fossa. Sapevano che iniziare non sarebbe stato facile. Ma non immaginavano così tanto.




«Abbiamo trovato un immobile fatiscente -spiega Paola Vigiak- con sporco, infiltrazioni, muffa e topi morti». Quello che però li ha lasciati davvero interdetti sono stati i registri, dai quali è emerso che diversi animali ospitati nel canile non avevano mai visto altro che le pareti dei loro box. Alcuni avevano vissuto dentro quella specie di prigione addirittura per 14 anni. Senza mai uscire. Almeno sino alla settimana scorsa.



«La rabbia che si prova nell'entrare in quel posto non è descrivibile - denunciano in una pagina Facebook creata ad hoc: "La triste storia del rifugio di Ponzano" - cani reclusi a qualche anno di vita e dopo 10-12-14 anni ancora lì dentro". Il loro dito adesso è puntato contro l'associazione che ha gestito il tutto sino alla fine dell'anno scorso. «Tutto questo perché? Per i soldi? Per negligenza? Per incapacità organizzativa? - scrive Daniela Trevisan - se umanamente sei in difficoltà, perché non hai mai invitato le associazioni animaliste? Perché continuavate a dire che i cani erano tutti mordaci e malati? Perché i sabati e le domeniche di novembre avete tenuto la struttura chiusa al pubblico? Poi riaperta solo grazie all'intervento del sindaco».



Domande non da poco se si pensa che al canile di via Fossa fanno riferimento decine di Comuni che pagano una retta di circa 2 euro al giorno per la cura dei randagi ritrovati nel proprio territorio. Ora i tecnici dell'Usl di Treviso stanno facendo i rilievi del caso. Tra le prime cose da sistemare ci sono l'impianto elettrico e quello di depurazione. «Stanno facendo il possibile», assicura Paola. Anche se una delle tante domande riguarda anche l'azienda sanitaria: «Qualcuno ha delle responsabilità - chiudono dal canile - come hanno potuto lasciare che tutto questo accadesse?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino