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VENEZIA - Si può essere presenti e contemporaneamente assenti? A Pontida, domenica scorsa, Roberto Marcato e Gianpaolo Bottacin ci sono riusciti: i due assessori leghisti erano sì sul pratone, ma non sul palco con il governatore Luca Zaia e i colleghi veneti. Cioè dove avrebbero dovuto essere. Una assenza-presenza che ha animato il dibattito all'interno del movimento. Anche perché non è che i due siano arrivati al raduno e si siano nascosti: solo di Marcato si contano 80 foto postate su Facebook, tutte in mezzo al popolo di Pontida, compresa una che immortala Zaia mentre parla sul palco con i consiglieri regionali che tengono il bandierone con il Leone di San Marco. E allora la domanda è: se sul palco dovevano esserci il governatore e i consiglieri regionali, perché Marcato e Bottacin sono stati giù?
Le risposte ufficiali sono tanto lapidarie quanto evasive. Marcato: «Ho visto tante bandiere venete e neanche un tricolore. E nel pratone questo è stato bello». Bottacin: «Mi sono distratto, giuro, stavo parlando con un po' di militanti, poi ho visto che c'era anche Marcato». Fine. I rumors, però, raccontano ben altro.
LA SCALETTA
Il programma del raduno della Lega, il primo dopo i due anni di stop a causa della pandemia da coronavirus, prevedeva cinque minuti di comizio sul palco per le personalità più rappresentative del movimento.
I PERCHÈ
In Lega c'è chi sostiene che Marcato abbia evitato il palco ipotizzando che dal popolo di Pontida sarebbe partita una contestazione nei confronti dei big e che, quindi, abbia voluto restare con la base. Chi lo conosce bene dà un'altra lettura: dopo aver contestato la (non) gestione del partito da parte di Matteo Salvini e dei referenti locali - i continui rinvii dei congressi, le scelte neanche discusse delle candidature, la battaglia per l'autonomia ormai ridotta a una manfrina - non poteva salire sul palco e far finta di niente, come se tutto andasse bene. In Lega (e non solo) la regola è che in campagna elettorale si tace e si lavora e che i conti si fanno alla fine. Marcato è stato (e sta) zitto, ma ha marcato la differenza. E tra i suoi colleghi c'è chi non si stupisce: Sapevamo che avrebbe fatto così.
IL CASO BELLUNO
E Bottacin? I maligni sostengono che alla base del comportamento dell'assessore regionale alla Protezione civile ci sia la defenestrazione della moglie, la deputata trevigiana uscente Angela Colmellere, piazzata al terzo posto al proporzionale del Senato: un posizione eleggibile solo con un miracolo. Ma c'è anche il caso Belluno. Per la prima volta nella storia della Lega, la provincia di Belluno - cioè la terra di Bottacin - non ha un candidato locale, il partito non ha messo in lista nessun bellunese, neanche all'ultimo posto. Una scelta che avrebbe comportato la scomparsa della Lega dai confronti organizzati a livello locale. E così domenica a Pontida l'unico pullman partito dalle Dolomiti era mezzo vuoto e il Bottacin «distratto» sul palco non è salito.
Cosa succederà lunedì, a spoglio ultimato? Forse niente. O forse, chissà.
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Il Gazzettino