Pestaggio fuori dal bar: due giovani vanno a processo

La zuffa scoppiò fuori dal bar di Polpet nel luglio 2019
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PONTE NELLE ALPI - Una banale lite familiare sugli studi del figlio. Sarebbe questa l’origine del pestaggio avvenuto il 25 luglio di due anni fa a Polpet. In quell’occasione un amico dei genitori si era messo in mezzo e aveva cercato di calmare il ragazzo. Ne nacque un piccolo tafferuglio, alimentato forse dai fumi dell’alcol, che si trasformò poi in una resa dei conti fuori dal locale. Ora, per quei fatti, il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio. Gli imputati sono un 26enne di Ponte nelle Alpi (avvocato Alberto Fascina) e un 23enne di Borgo Valbelluna (avvocato Mariangela Sommacal). La vittima invece, un 56enne di Ponte, costituita parte civile con l’avvocato Roberta Resenterra. 


FRATTURE E FERITE AL VOLTO
L’imputazione formulata dalla pubblica accusa è breve. La sera del 25 luglio 2019 due ragazzi che si trovavano fuori dal bar Cooperativa di Polpet spinsero a terra un uomo di 56 anni e cominciarono a colpirlo con pugni e calci. Lo pestarono a sangue provocandogli diverse fratture e ferite al volto con prognosi di 44 giorni. In realtà la storia è molto più articolata e bisogna tornare indietro di qualche ora. Precisamente a mezzanotte. All’interno del locale si stava celebrando un compleanno ed erano tutti molto allegri. All’improvviso scoppiò una lite tra un ragazzo e i suoi genitori che rovinò il clima di festa che si era creato. Volarono insulti e minacce. Il ragazzo era furioso. Così un amico dei suoi genitori decise di intervenire. Lo afferrò per i polsi e cercò di calmarlo. Ovviamente, non servì a nulla. Fu come gettare benzina sul fuoco. Il ragazzo si divincolò e tirò due schiaffi in faccia all’uomo premendogli poi la mano contro il viso. 
L’UOMO SI DIFESE CON UN MORSO
Secondo quanto ricostruito dalla Procura l’uomo si difese e morsicò il dito del ventenne che, per quella ferita, dovette seguire una terapia antibiotica di 6 giorni. Il 56enne è infatti vittima in un procedimento ma aggressore in un altro, sebbene davanti al giudice di pace. Ma torniamo alla serata. Dopo la lite, finita con un dito morsicato, la situazione sembrava essersi calmata. Invece non lo era affatto. Il fratello del ragazzo e un amico, entrambi ventenni, cominciarono a provocare il 56enne. Forse gliela volevano far pagare per la discussione avvenuta qualche minuto prima. Una sorta di resa dei conti. Fatto sta che dopo diversi inviti a uscire dal locale, l’uomo accettò e decise di affrontarli anche solo per metter fine alle loro molestie. Li seguì all’esterno e scattò la trappola. I due ventenni lo gettarono a terra e cominciò il pestaggio. Un calcio all’altezza dello stomaco, un altro in piena faccia: lo massacrarono. 
L’INTERVENTO DEI CARABINIERI

I carabinieri di Ponte nelle Alpi raggiunsero il bar Cooperativa verso le 2.45. La prima persona che videro fu proprio il 56enne con il volto tumefatto e pieno di sangue. Dopo avergli prestato soccorso fu chiamata l’ambulanza ma l’uomo rifiutò le cure spiegando che sarebbe andato da solo in ospedale nella giornata successiva. Per quando riguarda la denuncia nei confronti dei due ragazzi ci avrebbe pensato con calma. A distanza di quasi due anni, quell’episodio è approdato in tribunale a Belluno. Martedì prossimo il giudice delle udienze preliminari deciderà se rinviare a giudizio per lesioni personali gravi i due ventenni, come da richiesta del pm che svolse le indagini. I due imputati sono difesi dagli avvocati Fascina e Sommacal, mentre l’uomo si è costituito parte civile con l’avvocato Resenterra. Quest’ultimo, però, sta affrontando un processo anche davanti al giudice di pace per aver morsicato il dito al ragazzo. Gesto a cui sarebbe ricorso, stando alle sue parole, «solo per difesa». 
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Il Gazzettino