OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
VENEZIA - Tracce di creme solari sono state trovate al Polo Nord, sui ghiacciai dell'arcipelago delle Svalbard. Si depositano soprattutto in inverno, quando sull'Artico cala la notte. A misurarne la concentrazione e spiegarne l'origine è uno studio condotto da ricercatori dell'Università Cà Foscari Venezia e dell'Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con l'Università delle Svalbard. I risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica Science of the Total Environment.
L'obiettivo del lavoro era fornire la prima panoramica della presenza ambientale dei prodotti per la cura personale in Artico, fornendo dati sulla loro distribuzione spaziale e stagionale nel manto nevoso.
I risultati hanno rivelato la presenza di diversi composti, come fragranze e filtri UV, che derivano dai prodotti per la cura personale di largo consumo fino alle latitudini più estreme. «Questa è la prima volta che molti dei contaminanti analizzati, quali Benzofenone-3, Octocrilene, Etilesil Metossicinnamato e Etilesil Salicilato, vengono identificati nella neve artica», afferma Marianna D'Amico, dottoranda in Scienze polari a Cà Foscari e prima autrice dello studio. La presenza dei contaminanti emergenti nelle aree remote è imputabile al ruolo del trasporto atmosferico a lungo raggio. Alla fine dell'inverno, le masse d'aria contaminate provenienti dall'Eurasia raggiungono infatti più facilmente l'Artico. L'origine non può che risiedere nelle regioni continentali abitate a latitudini più basse: alle Svalbard durante la notte artica il sole non sorge e non vengono utilizzate creme solari. La distribuzione varia in base all'altitudine. La maggior parte dei composti ha concentrazioni maggiori a quote più basse, tranne l'Octocrilene e il Benzofenone-3, due filtri UV comunemente utilizzati nelle creme solari, che al contrario sono più abbondanti sulla cima dei ghiacciai, dove arrivano dalle basse latitudini trasportati dalla circolazione atmosferica. Questi dati saranno utili per definire piani di monitoraggio nell'area, contribuendo anche alla protezione dell'ecosistema locale.
Leggi l'articolo completo suIl Gazzettino