Tracce di creme solari al Polo Nord: la sconcertante scoperta in uno studio di Ca' Foscari

Polo Nord
VENEZIA - Tracce di creme solari sono state trovate al Polo Nord, sui ghiacciai dell'arcipelago delle Svalbard. Si depositano soprattutto in inverno, quando...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Tracce di creme solari sono state trovate al Polo Nord, sui ghiacciai dell'arcipelago delle Svalbard. Si depositano soprattutto in inverno, quando sull'Artico cala la notte. A misurarne la concentrazione e spiegarne l'origine è uno studio condotto da ricercatori dell'Università Cà Foscari Venezia e dell'Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp), in collaborazione con l'Università delle Svalbard. I risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica Science of the Total Environment.

L'obiettivo del lavoro era fornire la prima panoramica della presenza ambientale dei prodotti per la cura personale in Artico, fornendo dati sulla loro distribuzione spaziale e stagionale nel manto nevoso. Grazie ad un progetto Arctic Field Grant finanziato dal Research Council of Norway, in collaborazione con il Cnr-Isp e la stazione di ricerca Italiana Dirigibile Italia a Ny Ålesund, è stato possibile condurre tra aprile e maggio 2021 un campionamento da cinque ghiacciai, situati nella penisola di Brggerhalvya. La varietà dei siti, selezionati sia in prossimità di insediamenti umani sia in luoghi più remoti, ha permesso di studiare la presenza e il comportamento dei contaminanti emergenti, composti tutt'ora in uso ma monitorati dalla comunità scientifica in quanto potenzialmente dannosi per l'ecosistema.

I risultati hanno rivelato la presenza di diversi composti, come fragranze e filtri UV, che derivano dai prodotti per la cura personale di largo consumo fino alle latitudini più estreme. «Questa è la prima volta che molti dei contaminanti analizzati, quali Benzofenone-3, Octocrilene, Etilesil Metossicinnamato e Etilesil Salicilato, vengono identificati nella neve artica», afferma Marianna D'Amico, dottoranda in Scienze polari a Cà Foscari e prima autrice dello studio. La presenza dei contaminanti emergenti nelle aree remote è imputabile al ruolo del trasporto atmosferico a lungo raggio. Alla fine dell'inverno, le masse d'aria contaminate provenienti dall'Eurasia raggiungono infatti più facilmente l'Artico. L'origine non può che risiedere nelle regioni continentali abitate a latitudini più basse: alle Svalbard durante la notte artica il sole non sorge e non vengono utilizzate creme solari. La distribuzione varia in base all'altitudine. La maggior parte dei composti ha concentrazioni maggiori a quote più basse, tranne l'Octocrilene e il Benzofenone-3, due filtri UV comunemente utilizzati nelle creme solari, che al contrario sono più abbondanti sulla cima dei ghiacciai, dove arrivano dalle basse latitudini trasportati dalla circolazione atmosferica. Questi dati saranno utili per definire piani di monitoraggio nell'area, contribuendo anche alla protezione dell'ecosistema locale. 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino