Il poliziotto arrestato che reclutava e gestiva prostitute. Stipendio bloccato e bisogno di soldi: «Mi pagavano l'affitto, non le sfruttavo»

Il poliziotto arrestato che reclutava e gestiva prostitute. Stipendio bloccato e bisogno di soldi: «Mi pagavano l'affitto, non le sfruttavo»
TREVISO - «Non ho sfruttato nessuno. Subaffittavo quegli appartamenti perché avevo bisogno di soldi dopo essere stato sospeso dal servizio». Si...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TREVISO - «Non ho sfruttato nessuno. Subaffittavo quegli appartamenti perché avevo bisogno di soldi dopo essere stato sospeso dal servizio». Si è difeso così il poliziotto Ivan D'Amore, comparso venerdì di fronte al gip del tribunale di Treviso per l'udienza di convalida e l'interrogatorio di garanzia. Ha risposto alle domande del giudice, spiegando di essere limitato a riscuotere l'affitto delle case a luci rosse. Ha negato invece di aver mai preteso una percentuale sulle prestazioni sessuali di inquiline e inquilini. La stessa versione fornita anche da Merceby Primera Morales, la 50enne colombiana finita in manette insieme a lui con le stesse accuse. E cioè: sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. La coppia era indagata da mesi: gli agenti della Squadra mobile trevigiana avevano già fatto decine di appostamenti sotto agli appartamenti trasformati in bordelli e i cellulari erano sotto intercettazione.

LA DINAMICA DELL'ARRESTO

A far scattare le manette è stata probabilmente la partenza imminente della colombiana: questione di ore e la donna sarebbe salita su un aereo diretto a Bogotà. Ma secondo il suo difensore non aveva nessuna intenzione di fuggire: «Aveva già comprato anche il biglietto di ritorno, per metà aprile e qui ha due figli quindi non aveva motivo di scappare». La difesa punta a smontare l'accusa più grave, quella di sfruttamento della prostituzione: «Il gip stesso ha convalidato l'arresto per il solo reato di favoreggiamento» commenta fiducioso il legale dei due indagati.

IL CARCERE E L'OBBLIGO DI FIRMA

Diverse le misure cautelari adottate nei loro confronti: il poliziotto è stato scarcerato e sottoposto all'obbligo di firma. La donna invece è rimasta in carcere. «Per mancanza di un domicilio idoneo» precisa l'avvocato. La 50enne, infatti, abitava in uno degli appartamenti finiti sotto sequestro. Quelli che ignari proprietari avevano dato in locazione al poliziotto, fidandosi della divisa che indossava, sicuri che sarebbe stata non soltanto una garanzia, ma anche un deterrente rispetto a cattive frequentazioni e attività criminali. Ma evidentemente si sbagliavano. In quelle stanze si sarebbero prostituite almeno 17 tra escort e trans, provenienti perlopiù dal Sudamerica. Gli inquilini cambiavano spesso, ogni poche settimane, in modo da rendere meno tracciabile l'attività illecita. Incontravano clienti a tutte le ore del giorno e della notte. Imprenditori, operai, giovani e uomini maturi: una clientela trasversale alle fasce di censo e di età.

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino