Virus, focolaio di Treviso: il migrante infetto contagia tre poliziotti

TREVISO Un agente della questura positivo al Coronavirus e altri due colleghi in attesa dei risultati del terzo tampone consecutivo. Tutti e tre in isolamento domiciliare e con un...

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TREVISO Un agente della questura positivo al Coronavirus e altri due colleghi in attesa dei risultati del terzo tampone consecutivo. Tutti e tre in isolamento domiciliare e con un forte sospetto: aver contratto il virus all'interno della ex caserma Serena, oggi centro d'accoglienza per richiedenti asilo e nuovo focolaio con 244 contagiati tra ospiti e operatori.


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Una situazione su cui la procura vuole vedere chiaro, tanto che è stato aperto un fascicolo che al momento non conta iscritti nel registro degli indagati né ipotesi di reato. Il 75% degli ospiti è positivo, dunque nello hub l'emergenza sanitaria non è stata gestita correttamente, ritiene il pm Giulio Caprarola consultatosi con il procuratore Michele Dalla Costa. A Usl, prefettura e la società Nova Facility (che ha in gestione la struttura da anni) saranno richiesti tutti i documenti utili a ricostruire quanto accaduto nella ex caserma. Nel frattempo infiamma la polemica dopo le dichiarazioni di Gianlorenzo Marinese, titolare della società, che hanno spinto l'azienda sanitaria provinciale a minacciare una querela.

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POSITIVI E SOSPETTI
Giorni fa la positività di un bengalese residente a Roncade che spesso avrebbe avuto contatti con i profughi ospitati a Dosson aveva già fatto temere che il cluster si fosse allargato anche fuori dai confini dello hub. La notizia del contagio del poliziotto getta ora nuovi sospetti in questo senso. Se infatti non è accertato che l'agente abbia contratto il Covid.-19 tra le mura dell'ex caserma , è invece sicuro che fosse tra coloro che la settimana scorsa hanno attivamente partecipato all'arresto di un profugo 26enne. Sabato 1 agosto i poliziotti sono dovuti intervenire con urgenza quando un 26enne del Gambia, ospite all'epoca negativo al virus, aveva fatto irruzione nell'infermeria. Sbraitando insulti e minacce, aveva protestato contro i sanitari gridando di voler uscire. Aveva alzato le mani contro un medico e scaraventato a terra il computer a cui lavorava un'infermiera, per poi scappare e minacciare con due spranghe gli agenti che lo avevano accerchiato e arrestato. Dopo quella mattinata ad alta tensione sono passati alcuni giorni prima che uno degli agenti manifestasse i sintomi del Covid e facesse scattare il protocollo per i sospetti contagi. Già il primo tampone ha dato il responso più temuto: positivo. Lo ha confermato anche il successivo e l'agente che non versa in condizioni preoccupanti è stato messo in isolamento a casa. Nel frattempo è cominciata la mappatura dei contatti stretti, fra i quali alcuni colleghi. Due di loro hanno eseguito il primo test risultato negativo ma, al secondo, il verdetto si è ribaltato. Temendo un'iniziale incubazione non rilevata, anche loro sono finiti in quarantena e lunedì si attende l'esito del terzo tampone.

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IL SINDACATO
«Quella caserma e tutte le strutture del genere devono essere chiuse. Chi non rispetta le regole e ha comportamenti violenti deve essere espulso ha tuonato Mauro Armelao, segretario regionale della Federazione Sindacale di Polizia, già dal 4 agosto. Non possono diventare vicolo di contagio. Le forze dell'ordine non possono essere costrette a sperare nella fortuna per non essere contagiate». «Chiediamo al prefetto cosa si sia fatto e cosa si stia facendo per limitare i gravi danni dentro la ex Serena, tra quelle mura la situazione è esplosiva e molto pericolosa» gli fa eco il segretario provinciale Willy Garbuio.

LA USLA

l vetriolo è stata anche la reazione di Francesco Benazzi, il numero uno della Ulss della Marca, dopo le dichiarazioni di Marinese secondo cui questo secondo focolaio sarebbe il risultato di quello scatenatosi a giugno (notevolmente più limitato ndr), in seguito al quale la Usl non avrebbe più eseguito tamponi. «Deve scusarsi pubblicamente, non può diffamarci. Senza scuse, lo querelerò. I positivi di giugno e luglio non hanno alcun legame ha commentato durissimo. Lì dentro noi possiamo intervenire solo se invitati e quando è stato chiesto il nostro aiuto siamo sempre arrivati». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino