OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
VENEZIA - L'Italia ospita il maggior numero delle cosiddette "stazioni di polizia" cinesi non ufficiali costituite all'estero, nell'ambito di una rete di oltre 100 unità emersa in almeno 53 Paesi sparsi nel mondo, allo scopo di sorvegliare i connazionali all'estero. Safeguard Defenders, una ong basata a Madrid, ne ha stimate 11, con la prima allestita a Milano dall'agenzia di pubblica sicurezza di Wenzhou a maggio del 2016. Due anni più tardi, nel 2018, grazie al rafforzamento dell'accordo definito sui pattugliamenti congiunti nelle città italiane e cinesi al servizio dei propri connazionali in viaggio, la pubblica sicurezza di Qingtian istituì anche un ufficio pilota a Milano, parte - secondo la ong di Madrid - di una strategia finalizzata a monitorare la popolazione cinese all'estero. Nella prima ricerca sul controverso tema presentato a settembre, Safeguard Defenders aveva riferito che esistevano 54 stazioni di questo tipo nel mondo, provocando indagini in almeno 12 Paesi tra cui Canada (che dopo un ciclo di accertamenti ha ordinato la loro chiusura), Germania e Paesi Bassi. Nell'ultimo aggiornamento, diffuso oggi, figurano altre 48 stazioni, un centinaio quindi in totale, sparse in tutto il mondo, compresi i Paesi europei come Italia, Francia, Olanda, Spagna, Croazia, Serbia e Romania. I centri italiani sono stati individuati a Roma, Milano, Bolzano, Venezia, Firenze, Prato, dove vive la comunità cinese più numerosa, e in Sicilia. Sulle attività di pattugliamento, Safeguard Defenders ha trovato prove di un sistema di videosorveglianza in aree residenziali, «ufficialmente per scoraggiare crimini». Sul punto, tuttavia, indagini locali «su una delle stazioni non avevano portato alla luce alcuna attività illegale».
In Italia
L'Italia, che ospita 330.000 cittadini del Dragone, secondo i dati Istat del 2021, viene indicata come un terreno fertile per la potenziale influenza di Pechino grazie ai numerosi accordi tra i due Paesi, di cui quello sui pattugliamenti congiunti è tra i più interessati dalla vicenda.
Il Gazzettino