ROVIGO - I reati ambientali sono anche cosa nostra. Il Polesine, come del resto tutto il Veneto, non è purtroppo impermeabile ai cosiddetti ecoreati e, anzi, le cronache...
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IL DOSSIER«I numeri del Dossier Ecomafia ci parlano di una regione esposta a reati contro l'ambiente dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto dai rifiuti stoccati illegalmente nelle cave e nei capannoni, alle inchieste sul cemento criminale sul litorale veneziano, sono evidenze che dimostrano come sia necessario tenere alta l'attenzione e agire con decisione per fermare chi pensa di poter danneggiare l'ambiente impunemente». Scorrendo i numeri, il Veneto è sesto a livello nazionale per numero di reati connessi al ciclo illegale del cemento: le infrazioni accertate sono 306, con 338 denunce e 86 sequestri. La maglia nera è della provincia di Venezia, con 146 infrazioni, il 2,3% di tutto il territorio nazionale, seguita poi da Vicenza con 43 e Treviso con 33. Rovigo è quinta con 24 infrazioni accertate, 31 denunce e 4 sequestri. Se Belluno fa peggio, con 27 infrazioni, meglio fanno Verona con 22 e Padova con 10. Ma è il filone dei rifiuti quello che assorbe il 28,4% del totale dei reati contro l'ambiente: in Veneto sono 240 le infrazioni accertate per traffico illecito di rifiuti, 273 le denunce, 2 gli arresti e 90 i sequestri. Il primato è di Treviso, con 35 infrazioni accertate, mentre anche in questo caso Rovigo è al quinto posto della classifica regionale con 13 violazioni, 14 denunce e 4 sequestri.
FANGHI E RIFIUTINel rapporto si citano le due inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Venezia che hanno toccato il Polesine: quella sui fanghi sversati nelle campagne polesane che non sarebbero stati debitamente trattati e, quindi, sarebbero stati ancora rifiuti, così come rifiuti, e in particolare ceneri pesanti e scorie, nonché rifiuti misti dell'attività di demolizione con cloruro, rame, nichel, piombo e cromo esavalente oltre le concentrazioni limite previste dalle norme, sempre secondo l'altra inchiesta della Dda, sarebbe stato quanto utilizzato in strade interpoderali e capezzagne polesane sotto forma di conglomerato cementizio, il tristemente noto concrete green. Il Polesine è stato toccato anche dal filone del traffico illecito di rifiuti, smaltito abusivamente in capannoni abbandonati, con la scoperta da parte dei carabinieri della trasformazione dell'ex stabilimento della Tecpol di Fiesso Umbertiano in una discarica al chiuso, così come avvenuto in Lombardia, ma anche in altre realtà in Veneto, come a Fossalta di Piave, in provincia di Venezia, e nella frazione veronese di San Massimo. Negli ultimi giorni, poi, anche le ombre dell'inchiesta giornalistica di Fanpage sul compost di Sesa.
ACQUE DEL POMa, soprattutto, l'esplodere del nuovo caso della presenza di cC6O4 nel Po, con l'allarme lanciato proprio dalla Regione.
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino