Febbre del Nilo, in Polesine trovate zanzare infette in quasi tutte le trappole: vertice in Prefettura

Febbre del Nilo
ROVIGO - La presenza del West Nile si fa sempre più insistente. Al momento in Polesine non sono stati registrati contagi umani, ma il numero di zanzare infette intercettate...

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ROVIGO - La presenza del West Nile si fa sempre più insistente. Al momento in Polesine non sono stati registrati contagi umani, ma il numero di zanzare infette intercettate grazie al sistema di sorveglianza continua a crescere. Già a giugno zanzare positive al West Nile, del quale sono le uniche responsabili della trasmissione all’uomo, erano state trovate a Ficarolo. Ma nuovi pool di zanzare infette stanno emergendo in tutto il Polesine. Delle undici trappole installate, a distanza di 15 chilometri l’una dall’altra, a Papozze, Ficarolo, Ceneselli, Porto Viro, Occhiobello, Badia, Villanova del Ghebbo, Rovigo, Porto Tolle, Guarda e Adria, nove avrebbero già catturato insetti positivi.


«Quest’anno - nota l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie - anche se siamo ancora a metà stagione, si evidenzia un elevato tasso di positività in zanzare catturate in tutta l’area della Pianura padana. Fino a metà luglio è stato trovato un numero di pool di zanzare positivi pari alla totalità di quelli trovati durante tutto il 2021. Tali evidenze indicano un’elevata circolazione del virus, confermata anche dal ritrovamento di uccelli positivi. Fortunatamente il numero di zanzare presenti quest’anno è inferiore allo scorso anno e al 2018: la siccità è la principale causa del ridotto numero di zanzare, in quanto vengono a mancare molti ristagni e raccolte d’acqua usati per deporre le uova e dalle larve per svilupparsi».

PERSONE COLPITE

Purtroppo iniziano a crescere i contagi umani, che vedono particolarmente colpita la vicina provincia di Padova: finora i pazienti positivi al West Nile finiti negli ospedali di Padova e provincia sono nove, compresi i due poi deceduti, uno a Piove di Sacco e uno a Schiavonia, ai quali si sommano altre quattro positività, riscontrate in occasione di screening e donazioni di sangue. Se si considera anche il decesso di un 88enne residente a Copparo, nell’altra provincia confinante, quella di Ferrara, ben si capisce quale sia il livello di attenzione in Polesine, storicamente la provincia dove il West Nile si è manifestato con maggiore frequenza, anche se dopo il picco dell’estate del 2018, con 54 casi accertati e 6 decessi, nelle tre estati successive non ha registrato nemmeno un contagio umano. Anche perché da allora le disinfestazioni sono passate sotto il coordinamento dell’Ulss, che ha iniziato a programmarle in modo sistematico su tutto il territorio, con sei cicli larvicidi nelle caditoie, per oltre 450mila interventi, e 12 cicli di trattamento in oltre 192 chilometri di fossati.

IL VERTICE

Proprio per fare il punto sulla situazione, il prefetto di Rovigo Clemente Di Nuzzo ha presieduto un incontro sulle strategie e le azioni da intraprendere a livello comunale per prevenire la diffusione del West Nile. Presenti la dottoressa Federica Fenzi, direttore del Servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’Ulss Polesana, i rappresentanti della Provincia e dei Comuni di Rovigo, Adria, Badia, Lendinara, Occhiobello, Porto Tolle, Porto Viro e Trecenta, il neo presidente di Ecoambiente Pier Paolo Frigato e i direttori dei Consorzi di bonifica.

«L’incontro - sottolinea una nota della Prefettura - ha rappresentato un proficuo momento di interlocuzione tra enti locali e l’azienda sanitaria, che ha fornito agli amministratori un contributo volto a favorire la migliore attuazione, a livello locale, del Piano di prevenzione alla diffusione del virus. L’azione di prevenzione svolta dall’Ulss dovrà essere integrata da parte dei Comuni nei siti, a loro noti, maggiormente esposti alla proliferazione delle zanzare. L’utilizzo di prodotti per il trattamento dovrà essere effettuato in sicurezza e nel rispetto delle puntuali indicazioni dell’azienda sanitaria, in un’ottica di minima ricaduta delle conseguenze sulla salute e sull’ambiente. Tenuto inoltre conto che anche a causa della situazione di emergenza idrica in corso, il 40% delle zanzare si è sviluppato in ambienti vicini alle abitazioni private, i Comuni dovranno sensibilizzare e supportare i privati al fine di eliminare possibili fonti di proliferazione».
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Il Gazzettino