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POLESELLA - La fusione non si farà e Polesella Veneta, il nuovo paese che sarebbe dovuto risultare dall’unione dei due comuni di Polesella e Guarda Veneta, resterà un progetto non realizzato, così come il precedente progetto di fusione del 2018, quello tra Polesella e Frassinelle Polesine. A decretarlo, ieri pomeriggio, il mancato raggiungimento del quorum del 30% a Polesella, requisito minimo necessario per approvare il progetto di fusione. Guarda Veneta lo aveva già raggiunto nel pomeriggio del primo giorno di votazioni, domenica. A Polesella hanno votato il 27% degli aventi diritto, tenendo conto di una significativa percentuale di italiani residenti all’estero. Tra i votanti, il 75,57% si è espresso a favore, mentre il 24,43% ha votato contro.
«Indipendentemente dal quorum, a Guarda Veneta ha vinto il no con una percentuale del 55,38%. Quello di Polesella è un dato interessante perché la forbice tra sì e no è molto ampia. Sarebbe stato un ottimo risultato. Mi dispiace molto per tutto il lavoro fatto dagli amministratori di Guarda perché l’opportunità era enorme soprattutto per loro», ha dichiarato al termine dello spoglio la vicesindaco Consuelo Pavani.
L’ATTACCO
La minoranza consiliare di Polesella, attraverso i suoi consiglieri Emanuele Ferrarese e Gianluca Marangoni, chiede invece le immediate dimissioni del sindaco Leonardo Raito «per l’ennesimo fallimento politico e amministrativo» si legge in una nota diffusa dal gruppo Polesella Viva.
LA REPLICA
Raito dal canto suo ha detto che «la democrazia va sempre rispettata» e che viste le percentuali, «ci resta il piacere di una bella campagna informativa e di un progetto con grande visione e lungimiranza. Da sindaco non posso che guardare con gratitudine alla visione della mia comunità. Seria, informata e intelligente. Come giunta comunale vogliamo ringraziare di cuore quei 913 cittadini che si sono recati alle urne. Riteniamo significativa la percentuale di sì alla fusione Per la seconda volta, Polesella si schiera a favore di un percorso virtuoso che avrebbe potuto portare alle due comunità importanti risorse, impensabili per gli attuali bilanci. Ora lo scenario verosimile vedrà la Regione calare dall’alto le fusioni, una procedura che comporterà la perdita di quegli incentivi economici che una scelta volontaria avrebbe consentito di ottenere e di incanalare per il bene e il rilancio delle due comunità. Spiace, certamente, ma la decisione dei cittadini va rispettata».
Contrastanti le dichiarazioni dei cittadini. C’è chi si dice dispiaciuto per la mancata fusione perché ritiene che avrebbe portato solo benefici alla comunità, aumentando i servizi ai cittadini, le risorse a disposizione del Comune e diminuendo la spesa pubblica. Altri la considerano un’occasione persa e sono meravigliati dal risultato. Gli ottimisti sperano che nonostante il fallimento del referendum, si possa comunque mettere in pratica qualcuno dei progetti proposti alcuni mesi fa, come la realizzazione della pista ciclabile tra i due paesi, vista la pericolosità della strada arginale percorsa quotidianamente da ciclisti e runner. In altri ancora ha prevalso il campanilismo: «C’era da aspettarselo, non abbiamo molto in comune con quelli di Guarda, nemmeno il dialetto che parliamo».
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Il Gazzettino