La "magra" del Po a livelli di allarme, previsioni peggiori di quanto accaduto nel 2022

Il Po in questi giorni a Boretto
ROVIGO - «Se non ci sarà un’inversione di tendenza, si continueranno a registrare valori di portata media mensile tra i più bassi mai registrati con...

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ROVIGO - «Se non ci sarà un’inversione di tendenza, si continueranno a registrare valori di portata media mensile tra i più bassi mai registrati con quanto ne consegue, a partire dall’intrusione del cuneo salino nei rami del Delta». Questa la preoccupata e preoccupante previsione dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Nell’area solcata dal Po vivono quasi 20 milioni di persone e si produce il 40% del Pil italiano. Non è un caso, perché il Grande fiume ha generato ricchezza e sviluppo, aiutando chi viveva lungo il suo corso. Ora, però, è il fiume ad aver bisogno di aiuto. La sua portata segna di giorno in giorno nuovi record negativi, risucchiata da un siccità che non sembra conoscere fine. L’Autorità di bacino sottolinea amaramente come «quella che finora è stata trattata come un’emergenza, sarà la nuova realtà e questo richiederà l’adozione di strategie di adattamento di lungo periodo che andranno attentamente studiate e che dovranno interessare tutte le componenti che generano una domanda di risorsa idrica probabilmente non più sostenibile».

GLI EFFETTI NEGATIVI
Anche perché, in tutto il bacino, si stima che ogni anno, mediamente, vengano prelevati per i diversi usi, circa 25 miliardi di metri cubi d’acqua, dei quali quasi l’80% per l’irrigazione. È da novembre 2021 che la morsa della siccità ha attanagliato tutto il Nord Italia e il 24 luglio dell’anno scorso la portata misurata a Pontelagoscuro ha toccato i 104 metri cubi al secondo. Mai così bassa. Eppure, sottolinea l’Autorità di bacino, «le proiezioni per la stagione 2023 si annunciano peggiori del 2022 e le precipitazioni delle ultime settimane non consentiranno certamente di recuperare il deficit idrico accumulato dall’anno scorso a oggi. Questo mette a rischio soprattutto la produzione agricola, nel bacino del Po sono presenti oltre 3 milioni di ettari di superficie agricola utilizzabile, e quella idroelettrica: sempre nel bacino del fiume viene prodotto circa il 55% dell’energia idroelettrica italiana».
Negli ultimi due anni il deficit complessivo di precipitazioni ha battuto tutti i record storici. Al momento, in tutto l’arco alpino la neve è il 60% in meno di quello che dovrebbe essere: questo significa che anche quest’anno, durante la stagione irrigua verrà a mancare il contributo fondamentale di quella preziosa riserva d’acqua.


Il segretario generale dell’Autorità di bacino Alessandro Bratti nota come «gli eventi osservati negli ultimi venti anni sono la diretta conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. In base ai modelli di previsione climatica globali e regionali, il bacino del Po si pone nella zona di transizione climatica fra il Mediterraneo e il Nord Europa, nella quale l’incertezza sul clima futuro è più elevata che in altre aree. È sbagliato parlare di emergenza episodica: purtroppo la ciclicità degli eventi ci obbliga ad affrontare questi cambiamenti con una strategia più incisiva e con diverse azioni integrate. In attesa di riuscire ad avviare una nuova stagione di pianificazione che anche attraverso l’individuazione di una nuova visione del territorio, ci consenta di affrontare la transizione ecologica in atto, occorrerà comunque gestire la prossima stagione estiva nel migliore dei modi. E per farlo, occorrerà il contributo di tutti gli attori, nella consapevolezza che la gestione dell’acqua è un mondo di compromessi, negoziati e soluzioni imperfette che purtroppo non sempre consentono di bilanciare adeguatamente interessi economici, sociali e ambientali». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino