CASTELMASSA - È allerta inquinamento lungo l’asta polesana del Po. Liquami oleosi di dubbia origine, provinienti in gran parte da un allevamento di suini del...
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I carabinieri sono risaliti al titolare dell’azienda zootecnica “Sant’Antonio sas” che è stato denunciato per inquinamento ambientale. Il fatto, accaduto sabato, potrebbe avere ripercussioni sull’intera asta del Po, anche quella altopolesana. Fino a oggi, nessuna allarme o denuncia di macchie oleose a galla, ma l’allerta è alta da Castelmassa come a Ostiglia.
Come più volte confermato dal report di Goletta verde, tra i fattori inquinanti del Po, troppo spesso sottovalutati, ci sono liquami da allevamenti e olii esausti. Ecco perché anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente.
Attivo dal 1984, il Conou garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Veneto il Consorzio ha recuperato 27.122 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente.
L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle auto, barche e mezzi agricoli - è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.
«La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei fiumi- spiega il presidente del Conou, Paolo Tomasi - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese». Per i liquami invece, la normativa è ancora più pesante: le aziende sono sottoposte a un rigido protocollo, che se non seguito alla lettera porta a pesanti sanzioni. L’ultima indagine Arpa del 2010, purtroppo, segnalava il fiume Po come il più inquinato d’Europa. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino