La laurea, una vita in Canada, la nostalgia: Max lascia tutto e ritorna per gestire la pizzeria del papà

Massimiliano Fedato nella sua pizzeria
FARRA DI SOLIGO - «Ero innamorato del Canada e di Toronto, e finita la laurea ho voluto tornarci; ma una volta lì, mi sono accorto che mancava qualcosa, che avevo...

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FARRA DI SOLIGO - «Ero innamorato del Canada e di Toronto, e finita la laurea ho voluto tornarci; ma una volta lì, mi sono accorto che mancava qualcosa, che avevo nostalgia dell'Italia». Parte da lontano il racconto di Massimiliano Fedato, classe 90 di Follina, che ha rilevato la pizzeria d'asporto aperta dal padre Giorgio a Col San Martino. Laureato in economia e gestione delle aziende a Venezia, è stato in Canada una prima volta dove aveva lavorato nella ristorazione per breve tempo; tornato in Italia per terminare la specialistica, gli è stato offerto un training per un'azienda dell'industria alimentare con sede in Italia.

LA DECISIONE
«Poi sono tornato in Canada per lavorare nella filiale locale; ma c'era qualcosa che mancava - racconta Massimiliano - Puoi girare il mondo, ma nessun posto è come casa tua; parlando con altri italiani all'estero, mi sono accorto che tutti hanno una nota amara nella loro voce; a tutti manca l'Italia. Mi mancava la mia famiglia e le tradizioni del mio paese. Nello stesso periodo avevo sentito che mio padre voleva andare in pensione. Le prospettive erano due: restare lì definitivamente oppure rientrare. Devo ringraziare mio padre, che nel 2006 ha fatto grandi sacrifici per aprire la sua attività, e che mi ha tramandato la sua passione». Poi, il ritorno a casa e l'intuizione: «Tornato in Italia mi sono reso conto di come noi diamo per scontato una cosa che oltreoceano è ricercatissima: saper fare dei prodotti come il pane, la pizza, con le proprie mani, secondo una tradizione radicata nella comunità. Prendere in mano la pizzeria è un'opportunità per cambiare la narrativa di questo lavoro, per dare qualcosa in più: voglio essere io a ricercare ingredienti e sapori per andare al di là della classica pizza da asporto a cui siamo abituati».

IL FUTURO


Massimiliano conclude il suo racconto con un pensiero al recente passato, e con uno sguardo fiducioso al futuro: «Il Covid ci ha costretto a ripensare la nostra attività, diventando pizzeria a domicilio: ci siamo organizzati, e tutti insieme abbiamo cercato di attraversare quel momento. Tramite una cosa semplice come la pizza, abbiamo cercato di portare un sorriso alle persone segregate in casa. Per il domani vorrei che la comunità si sentisse più unita, perché solo insieme si possono cambiare le cose; voglio che la mia esperienza possa essere un esempio per altri ragazzi che se ne vorrebbero andare, per mostrare che insieme possiamo ricostruire questo paese. In Italia siamo troppo distaccati e diamo tutto per scontato, mentre all'estero parliamo dell'Italia come se fosse la cosa più bella del mondo: io sono tornato e cerco di mantenere questa mentalità della nostra amata Italia che avevamo oltreoceano. Oggi sono un figlio, ma domani sarò un genitore: voglio che i miei figli possano avere dei sogni da poter portare avanti in Italia. Per l'immediato, andiamo avanti con buone speranze, cercando anche giovani talenti che abbiano voglia di imparare il mestiere» conclude.
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Il Gazzettino