Giallo sul dipinto del Carpaccio nella chiesa di Chioggia: chi è davvero l'uomo raffigurato?

Giallo sul dipinto del Carpaccio nella chiesa di Chioggia: chi è davvero l'uomo raffigurato?
CHIOGGIA - Il dipinto autografato da Vittore Carpaccio (1445 1526, circa) custodito nella chiesa di san Domenico non raffigurerebbe San Paolo, così come si è sempre...

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CHIOGGIA - Il dipinto autografato da Vittore Carpaccio (1445 1526, circa) custodito nella chiesa di san Domenico non raffigurerebbe San Paolo, così come si è sempre creduto, bensì Pierre d'Aubusson (Le Monteil, 1423 Rodi, 3 luglio 1503), Gran Maestro dell'Ordine degli Ospitalieri, cardinale e zelante oppositore dell'Impero ottomano. Il quadro sarebbe stato ritoccato e modificato successivamente, da ignoti, affinché potesse raffigurare l'apostolo. La tonsura del capo e l'aureola sarebbero state dipinte in un momento successivo, affinché l'immagine potesse essere esposta con un significato sacro.


A questa conclusione, è pervenuto il gruppo dedito agli studi storici capitanato dal professor Luciano Bellemo. Il dipinto, conservato nella chiesa di san Domenico avrebbe pure svelato il luogo di nascita del celebre artista: l'isola di Scarpanto che si trova sulla via marittima fra Rodi e Creta. Tutte le ipotesi sinora formulate non s'erano dimostrate totalmente attendibili. Bellemo è giunto a queste sorprendenti conclusioni dopo aver tradotto il testo latino riportato su tre pagine del libro aperto, sorretto dall'uomo raffigurato con la mano sinistra e constatato una lunga serie di dettagli che mal si concilierebbero con la figura dell'apostolo Paolo. Vi si legge un riferimento a quattro ferite riportate in battaglia, a Rodi, simili a quelle di Cristo così com'è riportato dalle cronache dell'epoca. Quattro agli arti ed una, di lancia, al costato. Non stigmate vere e proprie, dunque. Un'altra incongruenza sarebbe rappresentata dall'arma impugnata con la destra: lo spadone a due mani (zweihänder), d'ordinanza per i monaci guerrieri che combatterono a Rodi, vittoriosamente, nel 1522 contro i Turchi di Solimano il magnifico. Anche i colori delle vesti indossate dal soggetto propenderebbero per il Gran Maestro. L'abito verde scuro è quello dei cavalieri di Rodi. Il manto rosso richiama invece la dignità cardinalizia.


Pierre d'Aubusson appartenne appunto agli Ospitalieri e fu cardinale. Più congruente con l'Apostolo, il Crocifisso conficcato all'altezza del suo cuore. Si giustificherebbe però, considerando il fatto che d'Aubusson, lasciato a terra dai Turchi che lo credettero morto, fu guarito quasi miracolosamente da un chirurgo. Dagli studi non sono però emerse le circostanze in cui il quadro rettangolare, pertanto di misure inadatte all'esposizione in un altare (188 cm×134 cm) fu commissionato al celebre artista. Comunque sia, Bellemo esclude si stato ordinato da Chioggia, ove, nei decenni successivi al 1500 quando regnava la miseria, nessuno si sarebbe potuto permettere il lusso di pagare il celebre Maestro. Il dipinto risulta catalogato per la prima volta nel 1783. Un'ulteriore citazione risale al 1830.Il vicario Innocente Penzo proponeva di cederlo ad un pittore locale in cambio di un paio di tele nuove adatte agli altari. L'aureola e la tonsura potrebbero essere state aggiunte nel corso di un restauro approssimativo risalente a quegli anni. Anche il luogo di nascita dell'artista risulta da una scritta sul libro aperto. Tradotto dal Latino: in verità, la mia casa indica il mio nome (Carpatius cioè Kárpathos, in Greco). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino