VENEZIA - Compie oggi 90 anni il pittore Aldo Andreolo, noto ai lettori del Gazzettino per aver fatto loro gli auguri, lo scorso 31 dicembre, con una sua opera raffigurante Punta...
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Pone sul cavalletto una delle sue automobili abbandonate sulla spiaggia. «Non è un rottame, ma un pezzo di archeologia, a futura memoria della nostra epoca».
Com’è stato l’esordio?
«Giovanissimo, nel 1949 vinsi un concorso per esporre alla Biblioteca Marciana insieme ai grandi maestri dell’epoca. I mie quadri erano a fianco di quelli di De Chirico. Uno rappresentava una donna seduta, voltata di spalle, d’impianto cubista. Poi seguirono gli anni della ricerca: affrontavo la tela con energia, usando colori industriali, sparsi a volontà con la spatola. E’ il periodo dei tetti accesi di Venezia».
Ben diversi dal soggetto della spiaggia che le è valso la definizione di pittore metafisico.
«La spiaggia, non necessariamente il lido di Venezia come metafora, come una delle declinazioni del “realismo magico”, termine che preferisco a quello di metafisica perché riferito a una realtà improbabile, ma non impossibile da realizzare. Come nel tema dell’attesa, esemplificato dalle sedie (stile liberty), abbandonate sulla spiaggia».
Poi c’è il soggetto della donna. Si dice di una musa ispiratrice.
«Se vuole mia moglie Giuliana, ma non è mai un suo ritratto, piuttosto il simbolo della donna primigenia, l’Eva dell’eterno femminile».
Il che ci introduce al tema del tempo .
«Trasversale a tutta la mia opera nel tentativo, utopistico, di rappresentare il presente che non esiste perché subito diventa memoria. Come i miei oggetti, ricoperti da uno strato di polvere». Infine la sorpresa. Mostra le sue ultime creazioni, inedite. All’insegna dell’ironia e della leggerezza. Non a caso chiamati “capricci” come nel Settecento: un gatto che fugge in una fondamenta; una macchina rossa che passa sotto il ponte di Rialto, con il Canal Grande asfaltato, quale volevano i futuristi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino