Pistole e insulti nel video rap: multa da 800 euro per quattro 20enni della Pluto Gang

TREVISO - Le pistole erano giocattolo, e l’atteggiamento da gangster così come gli stessi contenuti del loro ultimo singolo, “Kush”, girato tra il...

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TREVISO - Le pistole erano giocattolo, e l’atteggiamento da gangster così come gli stessi contenuti del loro ultimo singolo, “Kush”, girato tra il centro città e i campetti della periferia, erano nient’altro che una messinscena a beneficio del proprio giovane pubblico, nel solco di centinaia di rapper (o trapper) americani e non solo. Almeno per il momento, nonostante i riferimenti a sesso, droga ed (rock’n roll?) eccessi di vario tipo, con passaggi anche violenti e fuori dalle le righe, dopo gli accertamenti della questura, le uniche violazioni contestate alla Pluto Gang, la “crew” finita nelle scorse settimane sulla bocca di tutti a Treviso, riguardano le norme per il contenimento dell’epidemia da Coronavirus. La polizia amministrativa della questura, dopo gli accertamenti della squadra mobile di Treviso, ha contestato a 4 giovani componenti della band, tutti ventenni di nazionalità senegalese ma cresciuti e ben integrati nella Marca, il mancato uso della mascherina durante le registrazione del videoclip “Kush”, in particolare nelle scene girate alla stazione delle corriere di Treviso, dove in più circostanze si vedono decine di ragazzi (non tutti identificati, molti di loro si sarebbero aggregati sul momento) ammassati gli uni accanto agli altri. «I protagonisti del video - sottolinea però in una nota la questura -, per alcuni dei quali sono tuttora in corso degli accertamenti, sono stati inoltre segnalati alla Procura della Repubblica per gli eventuali profili di natura penale».


LE CONTESTAZIONI
Subito dopo l’esplosione del caso con la pubblicazione del video, in cui il cantante e altri componenti del gruppo rap esibiscono la pistola in pieno centro o sporgendosi da un’auto in corsa, la stessa arma era stata consegnata alla polizia. Si trattava di un semplice giocattolo, del tutto simile a quello impugnato in un altro videoclip, precedente a quello di Treviso, registrato a Conegliano. L’attenzione sul fenomeno delle baby gang in centro e sul rischio che qualcuno, anche attraverso la musica, iniziasse a marcare il territorio facendo presagire comportamenti illegali (d’altronde richiamati negli stessi testi della canzone), oltre a un vespaio di polemiche, aveva subito fatto scattare gli accertamenti e la segnalazione all’autorità giudiziaria. «Il contenuto di quel video è stato frainteso. Non voleva essere una sfida a nessuno, non era proprio quello che intendevamo e ora siamo disponibili a chiarire tutto» ha spiegato il manager del gruppo, che di certo il suo lavoro l’ha fatto vista la visibilità ottenuta dalla Pluto Gang. 


LA BATOSTA


Ai costi del video, insomma, in attesa delle possibili mosse della magistratura, la band dovrà fare fronte a una sanzione di 800 euro per ciascuno dei giovani cui è stato contestata l’inosservanza delle norme anti Covid. «A prescindere dalla sanzione, ribadisco che a Treviso ogni forma d’arte è apprezzata e sostenuta, purché non si inneggi alla violenza, alla droga, alla criminalità - ha ribadito su Facebook il sindaco Mario Conte -. Ho apprezzato comunque il messaggio di scuse inviato dal gruppo. Invito comunque a farlo pubblicamente, anche e soprattutto per i cittadini che quotidianamente rispettano le regole e si impegnano per rendere più bella la città». 

 

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Il Gazzettino