Padova. Troppa pioggia, ci sono infiltrazioni dal tetto di Palazzo Moroni

PADOVA - C'è un'infiltrazione dal tetto di Palazzo Moroni e scattano i lavori di ripristino dei coppi danneggiati. Chi, ieri mattina, è passato per piazza...

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PADOVA - C'è un'infiltrazione dal tetto di Palazzo Moroni e scattano i lavori di ripristino dei coppi danneggiati. Chi, ieri mattina, è passato per piazza delle Erbe non ha potuto non notare l'enorme gru che, posizionata a ridosso della fontana, ha permesso agli operai di intervenire sul tetto del Municipio. Un intervento che si è reso necessario in quanto la settimana scorsa, complici le abbondanti piogge, sono state segnalate alcune infiltrazioni che arrivano dal tetto. Si è reso necessario, così, procedere al ripristino di una parte del tetto. I lavori si sono conclusi attorno a mezzogiorno.

Questo è solo uno degli interventi che, praticamente ogni settimana riguardano Palazzo Moroni. La struttura, infatti, complice anche la presenza di Palazzo della Ragione, richiede una manutenzione sistematica e meticolosa. L'ex Palazzo del Podestà è stato ristrutturato completamente nel XVI secolo dall'architetto Andrea Moroni, dal quale ora prende il nome, e rappresenta uno degli esempi stilistici più ragguardevoli presenti nel Veneto. Il maestoso edificio rinascimentale contiene, al primo piano, il cortile pensile. Il cortile è raggiungibile sia dalla scala coperta, posta quasi all'ingresso di via del Municipio, sia dallo scalone che congiunge il palazzo ai piani alti degli edifici medievali ed al Palazzo della Ragione. I lati che si affacciano su via del Municipio e piazza delle Erbe sono in marmo bianco e si articolano in due ordini, separati da una balconata che corre lungo tutta la sua lunghezza e sulla quale si aprono una serie di ampie finestre con volta a tutto sesto, divise da colonne. Sono ornati con stemmi e simboli di diversi Podestà, tra cui si possono notare quelle di Domenico Gritti, che occupa una finestra intera, e l'obelisco sulla sommità angolare, che reca le iniziali e l'insegna di Nicola Da Ponte. Nell'angolo sud occidentale si congiunge con una estensione dei primissimi anni del 900 sorta sopra l'area del Fondaco delle Biade. In epoca comunale, quando fu introdotta la figura del Podestà, questo ruolo aveva termini e regole ben precise. A differenza del Consiglio degli Anziani, i cui membri erano eletti e facevano parte della comunità, il Podestà doveva obbligatoriamente essere un forestiero. In cambio dell'alloggio per sé e la famiglia e di un discreto compenso (circa 80 volte quello di un operaio generico), doveva stipendiare e pagare tutte le spese per un gruppo di 35 collaboratori tra cui quattro giudici del tribunale criminale e tre militi, tutti pure forestieri, che si trasferivano in città con le famiglie per il periodo del mandato. 

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Il Gazzettino