Pilota i jet in Cina ma ha paura per la famiglia che ha lasciato in Italia

Pilota i jet in Cina ma ha paura per la famiglia che ha lasciato in Italia
SANT'URBANO - Fino a un mese e mezzo fa la sua famiglia era in pensiero per lui visto che vive in Cina, Paese focolaio del Coronavirus. Adesso le parti si sono invertite:...

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SANT'URBANO - Fino a un mese e mezzo fa la sua famiglia era in pensiero per lui visto che vive in Cina, Paese focolaio del Coronavirus. Adesso le parti si sono invertite: con l’Italia che sta raggiungendo il picco dei contagi, è preoccupato per la sua famiglia. Tanto da spedire un pacco di mascherine nella speranza di aiutare i genitori e la sorella a proteggersi dal virus.

Damiano Miazzi è cresciuto a Sant’Urbano, ha 33 anni e da cinque vive a Macao, dove ha coronato il suo sogno: diventare un pilota di linea. Da quando la Cina si è messa in quarantena, la sua compagnia Air Macau del gruppo Air China, ha ridotto drasticamente i voli: da 250 al giorno si è passati a 4. Damiano impugna la cloche munito di guanti e mascherina. Prima di sedersi al posto di comando deve passare sotto lo scanner del termometro laser.
«Ci misurano la temperatura in ufficio, in aeroporto e anche durante il volo – spiega –. Non posso usare il bagno e se le hostess si accorgono di casi sospetti devono comunicarcelo così possiamo avvertire la compagnia e attivare l’apposito protocollo una volta atterrati. Finora per fortuna non mi è mai successo». Controlli ferrei non soltanto al lavoro ma anche a casa. Damiano abita insieme alla moglie Meimi, che ha 29 anni e fa la hostess, al sessantesimo piano di un grattacielo. All’ingresso dell’enorme edificio un termometro laser rileva la temperatura e chi è sprovvisto di mascherina deve restare fuori. «Un giorno sono tornato a casa senza, mi si era rotta durante la giornata – racconta il pilota –. Non mi hanno lasciato passare. Per fortuna mia moglie era in casa e me ne ha portata giù una».

A Macao, una delle regioni amministrative speciali della Cina insieme a Hong Kong, scuole e negozi sono ancora chiusi da fine gennaio. «Da qualche giorno però si può andare in spiaggia – spiega Damiano, di ritorno da una mattinata al mare insieme ad altri italiani –. Ne approfitto per prendere un po’ d’aria visto che quassù al sessantesimo piano non abbiamo nemmeno un balcone». «Sono preoccupato per la situazione italiana e per le nostre zone – dice riferendosi alla “sua” Bassa padovana, dove ha lasciato molti degli affetti più cari –. Alla mia famiglia raccomando di rispettare le restrizioni. So che è difficile e anche le azioni più quotidiane diventano complicate, soprattutto se non vivi in una grande città tecnologica ma in un paesino di campagna. Qui a Macao eravamo già abituati a fare la spesa online e la fibra ultra veloce ci permette di navigare su internet e videochiamare l’altro capo del mondo senza problemi, ma per mia sorella anche solo seguire le video lezioni dell’università può risultare complicato. Speriamo di uscirne presto». In Italia Damiano doveva tornarci a febbraio, ma la pandemia lo ha costretto ad annullare il viaggio. Per il momento, quando non è in alta quota, il 33enne si tiene impegnato facendo sport, divorando serie tv e progettando app, in attesa di tornare alla vita di prima. 
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Il Gazzettino