Psichiatra aggredita da un paziente in ambulatorio: ora voglio andarmene

L'ospedale Giovanni Paolo II a Pieve di Cadore
PIEVE DI CADORE - L’aggressione ha lasciato un segno profondo. Tanto da valutare le dimissioni. L’episodio è accaduto alcuni mesi fa, prima dell’estate,...

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PIEVE DI CADORE - L’aggressione ha lasciato un segno profondo. Tanto da valutare le dimissioni. L’episodio è accaduto alcuni mesi fa, prima dell’estate, nel reparto di psichiatria di Pieve di Cadore. È stata confinata all’interno della comunicazione verbale, tuttavia ha provocato una ferita che il tempo non ha potuto rimarginare. Tanto che nei giorni scorsi, la dottoressa di psichiatria, Sara Duma, da qualche mese direttrice dell’Unità semplice dipartimentale Uosd Salute Mentale Cadore, ha scritto ai pazienti informandoli in merito alla decisione di lasciare l’incarico. «Da tempo il medico – spiega Giampaolo Pecere, direttore dei servizi sociosanitari dell’Ulss 1 Dolomiti – ha manifestato la volontà di dimettersi, che nasce dall’aggressione verbale da parte di un paziente, in reparto, prima dell’estate. La dottoressa Sara Duma è stata segnata da quest’evento». 

L’AZIENDA

Duma è conosciuta e stimata nel bacino che va da Cortina al Comelico, passando per la Valle del Boite e il Centro Cadore, per le sue capacità professionali e per la carica di umanità che trasmette ai pazienti. Per questo l’azienda sociosanitaria, in questo periodo sta facendo di tutto per farle cambiare idea. Ha cercato di sollevare il medico da alcuni turni, valorizzandolo alla fine di settembre, con la nomina di responsabile dell’Uosd, cioè dell’Unità operativa semplice dipartimentale, una sorta di miniprimariato, del centro di salute mentale di Pieve, dove, unico medico del reparto, la dottoressa, per esempio, gestisce, oberata di lavoro, i colloqui con i pazienti e valuta le emergenze nel locale pronto soccorso. Martedì scorso si è tenuto un incontro tra il medico e il commissario dell’azienda sociosanitaria dolomitica, Giuseppe Dal Ben. «Stiamo cercando soluzioni per vedere se la dottoressa resta con noi – continua Giampaolo Pecere –. Stiamo vedendo di rinforzare la sua squadra per quanto riguarda sia la figura dello psicologo sia del personale infermieristico». Per la giornata odierna, per evitare le dimissioni, è prevista una riunione del Comitato dipartimentale. «Cerchiamo di trovare una soluzione condivisa, tra tutti, affinché la dottoressa resti – conclude il direttore Pecere –. Da parte dell’azienda c’è la massima disponibilità per risolvere la questione positivamente». 

LA PREOCCUPAZIONE

Ampiamente condiviso nel territorio è il pensiero che, soprattutto in questo momento, in cui il disagio mentale è a livelli di guardia, amplificato dalla pandemia, non è accettabile né ammissibile perdere una risorsa così importante. «Partendo dal fatto che la psichiatria è considerata, stoltamente visto il disagio immenso e crescente, la cenerentola delle specializzazioni – afferma Roberta Majoni, che abita a Cortina d’Ampezzo – questo medico a Pieve è fondamentale. La speranza condivisa fra i pazienti è che la dottoressa e l’azienda trovino un accordo». 

L’ESCALATION

L’aggressione alla psichiatra è solo uno dei più recenti casi di una lunghissima sequenza di episodi ai danni di medici e infermieri italiani, che vanno dalle minacce a lesioni più o meno gravi. Il problema a dir il vero non riguarda soltanto l’Italia, ma è internazionale, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità segnala che fra l’8% e il 38% degli operatori sanitari ha subito una forma di violenza fisica nel corso della sua carriera e che sono ancora più numerosi coloro che sono stati aggrediti verbalmente. A correre i rischi maggiori, rileva l’Oms, sono gli infermieri e coloro che lavorano nei pronto soccorso. I dati dell’Inail indicano che le aggressioni al personale sanitario sono complessivamente 1.600 l’anno, dagli ambulatori di psichiatria alle guardie notturne. 

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Il Gazzettino