Rogo-truffa in pizzeria: 5 a processo, 20 i danneggiati (ci sono anche parrocchia e Dolomitibus)

La pizzeria "Mordi e Fuggi" avvolta nelle fiamme appiccate dolosamente
PIEVE DI CADORE - Cinque ore in aula, tra eccezioni e costituzioni di parte civile, un’ora di attesa e poi la decisione del gup: tutti e 5 gli imputati rinviati a...

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PIEVE DI CADORE - Cinque ore in aula, tra eccezioni e costituzioni di parte civile, un’ora di attesa e poi la decisione del gup: tutti e 5 gli imputati rinviati a giudizio per l’incendio doloso che il 24 aprile 2017 distrusse la pizzeria “Mordi e fuggi” di Pieve di Cadore.

Alla sbarra finiranno il 38enne Luigi Zanettin (avvocato Massimo Montino), il 58enne napoletano Giuseppe Lauro (avvocato Giulia Munerin), il 41enne reo-confesso Fabio Laritonda (avvocato Francesco Fontana), il 22enne di Brindisi Pasquale Ferraro (avvocato Mariangela Sommacal in sostituzione del collega Francesco Monopoli) e il titolare della pizzeria Alessandro Piccin (avvocato Jenny Fioraso). I cinque sono accusati in concorso di incendio, truffa ai danni dell’assicurazione e danneggiamento aggravato per quanto avvenne quasi quattro anni fa, alle 3.24 del mattino. Per la Procura di Belluno furono loro a causare l’incendio della pizzeria “Mordi e fuggi”, cospargendo l’interno di benzina e appiccando il fuoco. Le fiamme divamparono fino ai serramenti dello studio dentistico di Domenico Chiesa. Secondo il pubblico ministero «Piccin ideava e pianificava l’azione allo scopo di ottenere il risarcimento dei danni dall’assicurazione». 


TAXI E TANICA DI BENZINA
Quella sera Giuseppe Lauro avrebbe trasportato Fabio Laritonda e Pasquale Ferraro sul proprio taxi fino alla pizzeria e poi sarebbe stato innescato il rogo. Solo per Alessandro Piccin c’è anche l’accusa di calunnia poiché riferì ai carabinieri che Antonio Staiano gli avrebbe detto: «Ti faccio saltare la pizzeria». L’udienza preliminare era stata rinviata diverse volte a causa dell’emergenza sanitaria da covid-19. La piccola stanza al terzo piano, riservata ai procedimenti di questo tipo, può contenere al massimo sei persone. È una delle restrizioni diramate dal governo per il contenimento del virus. I presenti, invece, sono sempre stati più di 20 tra imputati, avvocati, parti offese, pubblico ministero, giudice e cancelliere. Per svolgere l’udienza precedente il gup Scolozzi aveva optato per il corridoio, in modo da rispettare il distanziamento, ma gli avvocati si erano opposti e tutto era stato posticipato di 4 mesi. 


LE INTERCETTAZIONI
Ieri mattina l’udienza si è svolta nell’aula grande del Tribunale di Belluno, al terzo piano, usata solitamente per il dibattimento. Iniziata alle 10, si è conclusa alle 15. Gli avvocati della difesa hanno sollevato diverse eccezioni su alcune costituzioni di parte civile (ad esempio quelle di Da Rolt, Bianco e Groupama assicurazioni), su alcune intercettazioni telefoniche, e sui termini, secondo loro non rispettati dal pubblico ministero, per chiedere la proroga delle indagini. Il gup Scolozzi le ha rigettate tutte e rinviato a giudizio i 5 imputati. Si tornerà quindi in aula il 16 novembre, davanti al giudice Zantedeschi, per sentire i primi testimoni della pubblica accusa. 


LE PARTI OFFESE


Oltre agli imputati c’è una lista interminabile di persone offese. Venti nomi tra cui compare persino la Dolomitibus dal momento che l’incendio danneggiò la fermata dei bus che si trova proprio di fronte alla pizzeria “Mordi e fuggi” di Pieve. Gli altri sono la parrocchia di Santa Maria (non si è costituita), farmacia “Tiziano sas”, ferramenta Rovara srl, negozio Fioreria Angolo Verde, abbigliamento “L’uomo”, Anna Dall’Acqua, Nellio Candido, Angela Zanettin, Pasquale Arbia, Rocco Bianco, Giovanni Tabacchi, Aman Bagheri, Tuche srl, Sandro Zanardo, Domenico Chiesa, Tiziana Da Rolt, Groupama assicurazioni, Antonio Staiano e la proprietaria del locale della pizzeria Renata Da Rolt. Circa la metà di loro, ieri, si è costituita parte civile per ottenere un risarcimento del danno. 
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Il Gazzettino