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PIEVE DI CADORE - La gravità dei fatti unita alla pericolosità sociale degli imputati. È una delle motivazioni che ha spinto il pubblico ministero Marta Tollardo a chiedere pene severissime per le persone coinvolte a vario titolo nel processo sull'incendio della pizzeria "Mordi e fuggi" di Pieve di Cadore. Nello specifico, sono stati chiesti 5 anni di reclusione per il titolare del locale Alessandro Piccin, 4 anni e 6 mesi per il reo-confesso Fabio Laritonda, 4 anni per Pasquale Ferraro, 3 anni e 6 mesi ciascuno per Giuseppe Lauro e Luigi Zanettin.
IN AULA
Un'udienza che è durata ore, quella di ieri mattina. Il Tribunale ha ascoltato gli ultimi testi della difesa Zanettin e Piccin (sul rapporto di amicizia che legava i due) e poi è iniziata la requisitoria del pm. Sono state ripercorse tutte le fasi dell'indagine. Dalle testimonianze delle prime persone accorse sul luogo dell'incendio, all'individuazione dei primi tre indagati (Laritonda, Lauro e Ferraro), al collegamento con gli ultimi due (Piccin e Zanettin) tramite gli aumenti sospetti dei massimali delle polizze.
L'ACCUSA
Secondo il pm Paolo Sartorello, era stato Piccin a «ideare e pianificare l'azione allo scopo di ottenere il risarcimento dei danni dall'assicurazione». Giuseppe Lauro, invece, avrebbe trasportato Fabio Laritonda e Pasquale Ferraro sul proprio taxi fino alla pizzeria. Zanettin, infine, sarebbe stato il tramite tra Piccin, titolare del locale, e gli altri tre. Il movente del rogo, tuttavia, ha cominciato a scricchiolare durante il processo. È stato lo stesso Piccin, documenti alla mano, a raccontare di non aver mai avuto problemi finanziari: «All'inizio pensavo mi avessero confuso con qualcun altro. La mia era un'azienda solida che nel 2017 ha segnato un +27%. Poi ho capito che avevano preso la negatività del saldo mutuo sulla prima casa, trasformandolo in un debito: così è nato il movente». Nessun debito, quindi. Ed è per questo che il Tribunale del Riesame aveva deciso di scarcerarlo dopo 30 giorni rilevando una "grave insufficienza del quadro indiziario". E in effetti, ieri il pm ha ammesso che dietro quel gesto probabilmente non c'erano interessi economici (legati a problemi finanziari), ma semmai la possibilità di un facile guadagno. Le richieste di condanna sono state calibrate sulla pericolosità sociale degli imputati.
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