Pietro Pagello, il medico e la sua storia d'amore con George Sand

Pietro Pagello nell'illustrazione di Bergamelli
Fu un medico, ma soprattutto l'amante di George Sand, una delle scrittrici più celebri e anticonformiste dell'Ottocento; per dirla tutta, Pietro Pagello si rese...

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Fu un medico, ma soprattutto l'amante di George Sand, una delle scrittrici più celebri e anticonformiste dell'Ottocento; per dirla tutta, Pietro Pagello si rese protagonista di un chiacchierato triangolo amoroso veneziano, col quale viene ricordata la presenza in città della Sand (al secolo Amantine Aurore Lucile Dupin), che fu in laguna all'inizio di gennaio del 1834.


La donna arrivò in città con un amante più giovane di lei, l’allora ventiquattrenne Alfred de Musset, già famoso nella Parigi letteraria. La scrittrice fece il suo ingresso all'hotel Royal (oggi Hotel Danieli) già febbricitante, e finì sotto le cure di Pagello, il medico dell’albergo. “Era un giovane biondo, d’un biondo cupo che dava poco sul rosso, ma che non era il biondo veneziano – scrive di lui Cecil Saint-Laurent in “Tre amanti a Venezia”, libro che racconta la vicenda –. Il suo volto regolare era forse anche bello, ma non era espressivo”.

Lo stesso Pagello (che era nato a Castelfranco il 15 giugno 1807) descrisse in questo modo qualche anno più tardi il momento in cui aveva incontrato la scrittrice: “Vidi ad un balcone del primo piano una giovane seduta, dall'aspetto malinconico, capelli nerissimi e occhi dall'espressione decisa e virile. I capelli erano trattenuti da una fascia scarlatta, a mo' di piccolo turbante. Portava con grazia una cravatta sul collo niveo e, con disinvoltura militare, fumava un sigaro”. Mentre il dottore si prendeva cura della donna, de Musset non trovò di meglio che allietare la sua permanenza veneziana facendo visita a diverse prostitute. Finì per contrarre una forma violenta di tifo con febbri altissime e allucinazioni, e fu assistito dallo stesso Pagello e dalla Sand, che nel frattempo si era rimessa in sesto, tra i quali era però oramai scoccata la scintilla.

L’albergo diventò teatro di una passione irrefrenabile, che si manifestò anche nei momenti e nei luoghi più inopportuni. Ancora Saint-Laurent: “Nel corridoio passava una serva portando un secchio. George trattenne Pagello per il braccio, poi, non appena l’importuna fu scomparsa, lo trascinò verso un corridoio laterale in capo al quale ella aprì una porta. Penetrarono in una sala da bagno e George si affrettò a chiudere i chiavistelli. Poi si lasciò cadere sul rettangolo di tappeto ai piedi della vasca. ‘Vieni!’. Poiché lui esitava, ella si prese le gonne, le sollevò e si denudò fino alla vita. ‘Vieni, presto!…’. Egli si decise infine a lasciarsi cadere su di lei”. La liaison proseguì per diverse settimane.

Il 10 luglio 1834 la Sand consegnò al giovane medico (aveva compiuto da poco ventisette anni, mentre lei aveva raggiunto i trenta quanche giorno prima) una lettera. Sulla busta stavano vergate queste parole: “Allo stupido Pagello”; vi erano contenute una serie di domande retoriche, promesse e desideri: “Io so come amare e soffrire, e voi, cosa conoscete dell'amore? Forse siete stato allevato con l'idea che le donne non hanno anima. Pensate che ce l'abbiamo? Vi amo senza sapere se posso stimarvi, vi amo perché mi piacete, e forse un giorno o l'altro sarò costretta a odiarvi. Ciò che ho cercato invano in altri probabilmente non lo troverò in voi, ma posso sempre credere che lo possediate. Nascondetemi il vostro animo onde io possa sempre pensare che sia bello”.


Compresa a fondo o meno che sia stata, la lettera sortì l'effetto di far partire Pagello con la Sand, nell'agosto successivo, alla volta della Francia. Ma il medico veneziano (accompagnato nei salotti parigini da una fama di stallone) non era fatto per seguire la scrittrice in una vita e in ambienti ai quali si sentiva estraneo, e in capo a qualche mese ritornò a Venezia, al suo posto in albergo, in attesa di qualche altra turista bisognosa di cure. Qualche anno dopo, circonfuso dalla fama per essere stato uno degli amanti della celebre scrittrice francese, divenne un posato padre di famiglia e un chirurgo rinomato, al punto da dirigere nelle vesti di primario l'Ospedale di Belluno tra il 1862 e il 1894. Morì nella città di montagna quattro anni più tardi – e a più di venti dalla scomparsa dell'antica amata – circondato dalla stima e dalla gratitudine dei bellunesi.
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Il Gazzettino