Scampagnata sul Piave: due sorelle si tuffano e rischiano di annegare

Scampagnata sul Piave: due sorelle si tuffano e rischiano di annegare
PEDEROBBA - Rischiano di annegare nel Piave. Salvate dai carabinieri. La scampagnata sul Piave, in una spiaggetta vicina alla Cementi Rossi di Pederobba, programmata da una...

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PEDEROBBA - Rischiano di annegare nel Piave. Salvate dai carabinieri. La scampagnata sul Piave, in una spiaggetta vicina alla Cementi Rossi di Pederobba, programmata da una famiglia di Cavaso del Tomba, ha rischiato di trasformarsi, martedì, in tragedia. E, se così non è stato, lo si deve solamente ai carabinieri di Pederobba che, intervenuti prontamente, hanno dato vita a una catena umana, salvando tre persone in pericolo. 

Erano circa le 18 di martedì quando due sorelle di Cavaso, una di 20 e una di 16 anni, hanno pensato di rinfrescarsi fra le acque del Piave, dove erano arrivate con un gruppo di parenti. In tutto 5-6 persone, nessuna delle quali sapeva nuotare. Con ogni probabilità, a spingerli a fermarsi in quel punto, la comodità della spiaggetta rispetto  al parcheggio, che si trova a una distanza di non più di una cinquantina di metri. La bellezza dell'acqua e le alte temperature hanno rappresentato, però, una vera e propria calamita e le due ragazze hanno scelto, quindi, di non limitarsi a prendere il sole sulla riva, decidendo invece di fare un bagno. Entrate dentro l'alveo, a una profondità di un metro e 60 centimetri circa, non riuscivano più, però, a tornare verso la riva. I ripetuti vortici, infatti, bloccavano qualunque possibilità di spostamento e c'era il rischio concreto di scivolare sulle rocce, oltre che di farsi trascinare via dalla corrente stessa. Dalla riva, un sessantenne di Alano, che a sua volta era giunto sul posto per prendere il sole, ha provato ad immergersi per dare una mano, ma a sua volta è rimasto bloccato. E così le persone in pericolo sono diventate tre. Vista la pericolosità della situazione, dalla riva sono stati chiamati i soccorsi e, mentre l'agitazione cresceva in modo esponenziale, è arrivata, nell'arco di una decina di minuti, la pattuglia di Pederobba. Inutile dire che i minuti sono sembrati ore, mentre il lieto fine sembrava allontanarsi. 
IL RECUPEROMa due carabinieri della locale stazione, in divisa, si sono infatti immersi in acqua fino al collo e, formando una catena umana con altri bagnanti, tenendo per mano le ragazze e il sessantenne, sono riusciti a far loro guadagnare la riva. L'episodio rappresenta però l'ennesima dimostrazione della pericolosità del fiume, dove sistematicamente il rischio è dietro l'angolo. E il primo cittadino Marco Turato afferma: «Sono un frequentatore storico del Piave. Quando eravamo ragazzini, facevano i trampolini e ci tuffavamo. Del resto, in giorni come questi il fiume rappresenta una vera calamita. E' bellissimo. Mi vien voglia di buttarmi dentro anche adesso. Ma è pericoloso e bisogna conoscerlo bene. Dove tutto sembra tranquillo non lo è. Per questo bisogna stare attentissimi».

I PRECEDENTIUna verità che riguarda tutta l'asta del fiume sacro alla Patria. Da Segusino a Ponte di Piave nel corso degli anni le tragedie sono state innumerevoli e sempre legate a vortici, buche e correnti impetuose che rendono rischioso qualunque avventura nel greto. Tant'è che vi furono in passato anche prese di posizione piuttosto energiche da parte dei sindaci. Due anni fa a Nervesa della Battaglia, proprio a fine giugno, scattò il divieto di balneazione con tanto di ordinanza proprio per scongiurare i rischi connessi con un tuffo nelle acque, spesso ingannatrici, del Piave. Che soltanto un anno prima si era portato via la vita di un giovane incauto. Sempre nel 2016, ad agosto, morì un 16enne di Ponzano. Anche in quel caso fu un carabiniere fuori servizio a tentare il salvataggio disperato del giovane. Che morì 4 giorni più tardi per asfissia da annegamento. Il padre, sconvolto, chiese che quel tratto venisse chiuso per sempre ai bagnanti. Ma è rimasto tutto come prima.
Laura Bon Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino