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VENEZIA - Sono sempre meno. Eppure contano tantissimo. In altri tempi l'approvazione del Piano faunistico venatorio avrebbe richiesto almeno una settimana di lavoro, stavolta sono bastati due giorni per una ventina di ore, ma la sproporzione resta: in Veneto i cacciatori erano 60.169 nel 2000, ora sono 38.289. Ma il calo più vistoso c'è stato nel periodo dal 2010 a oggi: negli ultimi dieci anni si concentra infatti il 70% dell'abbandono delle doppiette venete registrato durante tutti gli anni Duemila. Eppure l'importanza e l'attenzione che sono state riservate al Prg della caccia non hanno eguali. A Palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale del Veneto, dicono che il nuovo Piano faunistico venatorio sia stato approvato perché in aula non c'era più il paladino delle doppiette, il fratello Sergio Berlato. Di sicuro c'è che nell'assemblea legislativa veneta i cacciatori sono rappresentati trasversalmente: il leghista Gianpiero Possamai, relatore del provvedimento, è anche presidente di Federcaccia che è la principale associazione di categoria del settore. Ed è stato curioso assistere in questa mini maratona alle contraddizioni del Partito Democratico, principale forza di opposizione nel cosiddetto Zaiastan: c'era Andrea Zanoni che ha tenuto inchiodato il consiglio per ore e ore, emendamento su emendamento; e c'era l'ala pro caccia del partito che al pronunciamento finale, con Jonathan Montanariello e Francesca Zottis, anziché votare contro come il resto dei colleghi ha deciso di astenersi. Il partito dei cacciatori magari ringrazierà, peccato, come ha sottolineato il fratello cacciatore Joe Formaggio, che le doppiette siano sempre meno.
LE PROROGHE
L'approvazione di mercoledì notte è storica perché l'ultimo Pfvr (Piano faunistico venatorio regionale) risale al 27 dicembre 2006: doveva restare in vigore cinque anni, dal 2007 al 2012, in realtà, di proroga in proroga, è rimasto valido fino ad ora.
LE NOVITÀ
Cosa cambia per il cacciatore? Dovrà continuare a sostenere i costi fissi della sua passione (tra licenza, armi, quote di iscrizione si parla di almeno 1.000 euro all'anno, ma si può arrivare a dieci volte tanto). Avrà un territorio cacciabile inferiore, ma, dice Corazzari, di migliore qualità. Sul fronte degli Ambiti territoriali di caccia, solo Treviso ha raccolto la sfida della riorganizzazione passando da 13 a 10 Atc e da 39 a 38 Comprensori alpini. Cambia in prospettiva anche la figura del cacciatore: il Veneto punta sul cacciatore formato, «un operatore che amplia le sue conoscenze alle malattie animali», una sorta di sentinella del territorio che può essere utile come gli uomini della Protezione civile quanto a controllo di cinghiali, nutrie.
LE CRITICITÀ
Per l'opposizione il giudizio è critico: «Un Piano che protegge poco territorio e che presenta elementi a rischio incostituzionalità», dice il dem Zanoni. Che, tuttavia, con i colleghi Cristina Guarda (Europa Verde) e Elena Ostanel (VcV), può dirsi soddisfatto per alcune modifiche. «Bene l'allargamento dell'area protetta del lago di Fimon e l'istituzione dell'oasi del Bosco del Quarelo, sono nostre vittorie. Bene il miglioramento delle procedure per il divieto di caccia nel proprio terreno». Il cruccio? Solo il 20% di territorio protetto.
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