Da Chioggia accuse ai pescherecci croati: «Vengono da noi e lavorano quasi tutti i giorni»

Preoccupazione tra i pescatori chioggiotti per le incursioni dei colleghi croati
CHIOGGIA - E se fossero i croati a venire a pescare in Italia? La memoria dei pescatori chioggiotti è ricca di episodi di (presunto o reale) sconfinamento nelle acque...

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CHIOGGIA - E se fossero i croati a venire a pescare in Italia? La memoria dei pescatori chioggiotti è ricca di episodi di (presunto o reale) sconfinamento nelle acque croate, con conseguenze che, talvolta, hanno disturbato i rapporti internazionali. Il contrario non sembra sia mai accaduto e non sta accadendo neppure adesso, ma la marineria chioggiotta è in fibrillazione per un caso di quasi sconfinamento e, per così dire, “spionaggio industriale”. Ieri, una riunione di pescatori ha dato voce ai timori che girano da un mese circa e che, ripresi anche nel blog chioggiaazzurra, sono diventati di dominio pubblico. Il “colpevole”, secondo gli accusatori, è un peschereccio croato, il Peter Pan, che anche ieri era al lavoro, in acque internazionali, di fronte a Chioggia.

Se fosse una barca italiana non potrebbe pescare di sabato ma, in realtà, la sua operatività sarebbe ancora maggiore: 340 giorni all’anno, con bordate di 15 giorni consecutivi, sbarco del pescato in Croazia e ripartenza, con un equipaggio diverso, così da poter dribblare il riposo obbligatorio che dovrebbe seguire il periodo lavorativo. E il colmo è che userebbe reti da pesca fabbricate a Chioggia. Una particolarità non indifferente, perché tra le capacità dei pescatori di Chioggia c’è anche quella di “armare” (così si dice) le reti più adatte ad ogni tipo di pesca e di cattura. Un know-how in possesso di pochi esperti, che lo trasmettevano (in passato, oggi, forse, un po’ meno) in maniera riservata e che rende Chioggia meta di richieste mirate anche da parte dei pescatori di altre realtà, sia italiane che straniere. A quanto pare il Peter Pan sarebbe dotato di reti chioggiotte e, non bastasse, avrebbe pure avuto informazioni sulle migliori zone di pesca e, con questa combinazione di informazioni e attrezzature, si sarebbe spostato dalla sua precedente area di lavoro, la Fossa del Pomo, zona protetta, in alto Adriatico.

Potrebbe trattarsi di un “trasloco” temporaneo, ma non per questo più gradito ai pescatori chioggiotti che si trovano stretti tra due emergenze; il caro-gasolio (il carburante in Croazia costa meno) e il numero delle giornate di pesca permesse (in Italia il sabato e la domenica non si pesca proprio). Il problema esisteva già quando la Croazia non faceva parte dell’Unione europea ma, essendovi entrata nel 2013, i pescatori pensano che i pescherecci croati dovrebbero attenersi alle stese norme. «In realtà – dice Antonio Gottardo, responsabile regionale di Coop Legapesca – il percorso di integrazione europea procede per tappe successive. La Croazia è in una posizione border line e, ad esempio, non fornisce al Medac (organismo consultivo per la pesca nel Mediterraneo) i suoi dati (pescherecci, catture, ecc.). Questa situazione, comunque, merita di essere segnalata a livello nazionale». Dall’1 gennaio 2023, quando la Croazia farà anche parte dell’area euro, qualcosa potrebbe cambiare. 

 

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Il Gazzettino